Un'esplosione improvvisa, una colonna di fango che zampilla e schizza come se una bomba fosse caduta sul terreno, il terrore e le grida dei turisti. E' questa la scena avvenuta verso le 12.30 nella riserva naturale di Macalube d'Aragona dove un cosiddetto "vulcanello freddo" è improvvisamente esploso eruttando gas e fango e coinvolgendo una famiglia di Joppolo Giancaxio: una bambina è morta, il fratello è disperso mentre il padre, un carabiniere, è salvo e partecipa alle ricerche insieme a carabinieri, polizia e protezione civile. Le forze dell'ordine stanno cercando di capire se vi siano altre persone disperse anche controllando le targhe delle auto che sono posteggiate nel parcheggio di accesso alla riserva. La riserva è gestita da Legambiente.
Ai piedi della collina della tragedia, nella riserva Macalube d'Aragona (Ag), è giunta la madre della bambina di 7 anni morta nell'esplosione del vulcanello che ha sollevato un'area di migliaia di metri quadrati, e dove è disperso l'altro figlio di 9 anni. La donna piange e si dispera invocando il nome dei suoi due figli.
La donna in lacrime si è poi seduta su una panchina portata vicino ad un'ambulanza da alcuni volontari della riserva, a poche decine di metri dal fango che ha inghiottito i suoi figli. Accanto a lei si è seduto il marito. Vicino a loro si trovano due carabinieri e un sacerdote.(ANSA)
La Procura di Agrigento ha aperto un'inchiesta, mentre il governatore della Sicilia, Rosario Crocetta, ha ordinato alla Protezione civile e al dipartimento Ambiente della Regione di sospendere immediatamente gli accessi nella riserva. La Regione ha stabilito di istituire una commissione d'inchiesta sulla gestione della riserva di Macalube di Aragona (Ag) in capo a Legambiente Sicilia fin dal 1996. "Gli ispettori dovranno verificare la presenza di misure di sicurezza", dice all'ANSA il governatore. Gli incarichi saranno affidati lunedì prossimo.
L'esplosione sarebbe avvenuta in una zona in cui è consentito il passaggio delle persone senza alcuna precauzione. Alcune fratture e altri segnali visibili sul terreno indussero il gestore della riserva di Macalube ad Aragona (Ag) a interdire l'area per 15 giorni appena un mese fa. Lo riferisce il direttore della riserva, Mimmo Fontana. "Ad agosto abbiamo registrato delle lesioni e abbiamo deciso di sospendere gli ingressi mettendo dei cartelli, anche se - spiega Fontana - non possiamo impedire l'accesso perché parliamo di una riserva pubblica: noi facciamo da guida a chi lo richiede, ma non possiamo impedire gli accessi, una media di 10mila visitatori all'anno".
La famiglia distrutta nella tragedia ad Aragona stava festeggiando il compleanno di 9 anni del bambino scomparso tra la montagna di fango e detriti. Era stato proprio il festeggiato a chiedere al padre di portarlo a vedere quello strano e affascinante fenomeno naturale. Il genitore aveva così deciso di andare nella riserva Maccalube con i due figli.
COM'È AVVENUTA L'ESPLOSIONE - La massa di fango e argilla è stata provocata dal ribaltamento dell'intera collina dei vulcanelli. A spiegarlo all'ANSA è Mimmo Fontana, responsabile di Lagambiente Sicilia e direttore della riserva Macalube di Aragona (Ag). I vulcanelli si trovavano in cima alla collina, aggiunge il direttore della riserva di Macalube, l'esplosione ha provocato quello che viene definito "il ribaltamento": la collina in sostanza è collassata su se stessa, creando un'area fangosa con un diametro di alcune centinaia di metri. Al momento dell'esplosione il genitore con i due figli si trovava proprio sulla collina, mentre altri turisti erano più lontani.
LA RISERVA - Pur essendo una collina millenaria, il fenomeno dei vulcanelli, con l'eruzione di gas e argilla, non è mai stato monitorato: non esistono centraline di osservazione nell'area, sottolinea Mimmo Fontana. "La Regione - accusa Fontana - non ha mai finanziato i nostri progetti per mancanza di fondi". Gli operatori che gestiscono la riserva sono tre, personale di Legambiente Sicilia, che si occupa dell'area dal 1996 per conto della Regione; direttore della riserva è Mimmo Fontana, che è anche responsabile regionale dell'associazione ambientalista. Tra gli operatori nessuno è geologo, "tuttavia - dice Fontana - si tratta di personale che ha maturato esperienza sul campo e che è in grado di osservare le tracce del fenomeno di vulcanesimo".
COSA SONO I VULCANELLI - Risale a sei anni fa l'ultima violenta esplosione dei vulcanelli nella riserva Macalube di Aragona, istituita nel 1995 e gestita da Legambiente Sicilia, ogni anno meta di migliaia di turisti. Le maccalube, dall'arabo maqlùb - "terra che si rivolta" - sono un esempio del fenomeno geologico denominato "vulcanesimo sedimentario". L'area si trova a circa 15 Km da Agrigento. Tra il 2002 e il 2008, le maccalube o "vulcanelli" sono state al centro di un fenomeno che ha prodotto profonde fenditure nel terreno e la formazione di una vasta collina a seguito di forti esplosioni con riversamenti di quantità enormi di argilla e fango. Il fenomeno è legato alla presenza di terreni argillosi poco consistenti, intercalati da livelli di acqua salmastra, che sovrastano bolle di gas metano sottoposto a pressione. Il gas, attraverso discontinuità del terreno, affiora in superficie, trascinando con sé sedimenti argillosi ed acqua leggermente salata a temperature comprese tra i 20 ed i 25 °C, che danno luogo a un cono di fango la cui sommità è del tutto simile a un cratere vulcanico. La consistenza dei fanghi argillosi è a volte così liquida, come nella zona di Caltanissetta, da non permettere la formazione di veri e propri coni vulcanici. Altre volte il fenomeno assume carattere esplosivo, con espulsione di materiale argilloso misto a gas e acqua scagliato a notevole altezza.