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Hong Kong, lacrimogeni
sui manifestanti

Il governo cinese è "fermamente contrario ai movimenti illegali" lanciati dagli studenti e dai gruppi democratici di Hong Kong. Lo ha affermato oggi un portavoce a Pechino in un comunicato. Si ribadisce anche il "pieno sostegno" di Pechino al governo del territorio, che dal 1997 e' una Speciale Regione Amministrativa della Cina.

La polizia di Hong Kong e' intervenuta con lanci di lacrimogeni e facendo uso di spray al pepe per disperdere i dimostranti che manifestano per un pieno regime democratico. Lo riferiscono testimoni. Alcuni messaggi su twitter parlando anche di "proiettili di gomma", mentre altri sostengono che gli agenti stanno facendo uso dei manganelli.

La polizia di Hong Kong sta cercando di bloccare Internet nella zona di Admiralty, dove sono concentrati i manifestanti pro-democrazia. Lo affermano gli stessi manifestanti su Twitter. Altri sostengono che le vetture della metropolitana hanno cominciato a non fermarsi all'omonima stazione. Admiralty è il quartiere di Hong Kong nel quale si trovano gli uffici del governo locale e la sede del Legislative Council, il Parlamento del territorio. Le foto diffuse indicano che migliaia di persone sono ancora nelle strade.

Dopo una notte ricca di avvenimenti - dal lancio ufficiale della campagna di disobbedienza civile chiamata Occupy Central, alla visita di personalità importanti del mondo politico e religioso - Hong Kong inizia il suo terzo giorno di sit-in davanti alla sede del governo locale, e di braccio di ferro con la polizia. Ieri, le forze dell'ordine hanno arrestato almeno 74 persone, fra cui anche il leader studentesco Joshua Wong, di 17 anni, che non è ancora stato rilasciato. Diversi manifestanti sono stati colpiti dagli spruzzi di gas al pepe, e feriti mentre venivano portati via a forza dalla polizia. Ciò nonostante, sia gli studenti che gli organizzatori di Occupy Central dunque hanno deciso di mantenere e rafforzare le loro posizioni nel quartiere di Admiralty, dove si trovano sia gli uffici governativi che la sede del Legislative Council, il parlamento di Hong Kong, per continuare la battaglia per il suffragio universale. Lungamente promesso a questa ex-colonia britannica, tornata a sovranità cinese nel 1997, il primo esercizio elettorale a suffragio universale dovrebbe aver luogo nel 2017. Pechino però ha voluto mettere dei forti paletti alla libertà con cui i cittadini di Hong Kong potranno eleggere il loro leader, promettendo sì un voto per persona, ma escludendo la possibilità di candidature indipendenti dalla volontà del governo centrale. Le proteste di questi giorni dunque si incentrano proprio sulla questione della libertà di candidatura, e chiedono a Pechino di ritirare il progetto di riforma presentato al momento, e al governo locale di accettare il dialogo con studenti e manifestanti. Invece, il Capo dell'Esecutivo di Hong Kong, CY Leung, non ha dato alcun segnale dalla settimana scorsa, quando ha rifiutato di prendere una lettera da parte di una delegazione studentesca, dicendo che la situazione era ''troppo caotica''. Mentre si avvicina la giornata nazionale, celebrata il primo ottobre con parate proprio dove si trova ora il concentramento dei manifestanti, l'intera città assiste con il fiato sospeso agli sviluppi della campagna di disobbedienza civile lanciata per ottenere elezioni libere e aperte.

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