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Milazzo, fuoco di polemiche

 Il fuoco vero e quello delle polemiche. Le fiamme alte decine di metri a rischiarare una notte di paura e angoscia e un incendio che pare indomabile, che dura più di 24 ore e scandisce una giornata di vertici in Prefettura e al Comune di Milazzo, tra l’in - credulità della popolazione e le accuse di sindaci, consiglieri comunali e ambientalisti. Sul banco degli imputati la raffineria di Milazzo, dopo che uno dei serbatoi (l’ormai famigerato 513) è stato divorato dal rogo ed è collassato su se stesso. È tornato l’incubo a distanza di 21 anni dalla tragica esplosione del 3 giugno 1993, allorché furono sette gli operai morti carbonizzati e sedici i feriti. Stavolta è andata bene, gli interventi fuori e dentro la raffineria sono serviti a contenere l’incendio, a evitare che si propagasse alle altre cisterne con conseguenze ancor più devastanti. Ma è, al momento, incalcolabile il danno ambientale provocato dalla nube tossica che si è estesa a tutta la Valle del Mela. Le cause dell’incendio sono in corso di accertamento, la Procura della Repubblica di Barcellona ha aperto un’inchiesta e posto sotto sequestro l’area coinvolta. I sindaci dei Comuni più colpiti dall’emergenza, durante l’incontro con il prefetto di Messina Stefano Trotta, hanno chiesto garanzie, lamentando la mancanza di un coordinamento tra i vari piani di sicurezza e di soccorso alla popolazione. Gli ambientalisti chiedono la chiusura dell’impianto. Gli abitanti di Milazzo, di Pace, San Filippo e Santa Lucia del Mela, di San Pier Niceto e di Gualtieri Sicaminò, o si sono barricati in casa o hanno lasciato le proprie abitazioni, fuggendo verso altre zone della provincia. La deputazione messinese ha chiesto di incontrare i ministri Alfano e Galletti, e del “caso Milazzo” si occuperà probabilmente anche Bruxelles.

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