Rabbia e sfiducia hanno preso il posto del panico, sebbene la paura non si sia del tutto spenta insieme all’incendio del serbatoio TK513 della Raffineria di Milazzo. La rabbia è causata sia dal senso di smarrimento, quasi di impotenza di fronte a quell’enorme nube nera di cui non si sapeva sostanzialmente nulla. La sfiducia è nei confronti di chi fa sempre presto a tranquillizzare gli abitanti di Milazzo e della Valle del Mela, i vicini di casa di impianti industriali dal grande impatto, senza però convincerli mai appieno. Ora è il tempo della ricerca spasmodica di risposte, sia su quanto accaduto venerdì notte, sia su ciò che potrebbe avvenire dopo, sulle conseguenze, per l’ambiente e per la salute.
L’inchiesta L’organo che più di ogni altro è chiamato a dare parte di quelle risposte è la magistratura. L’inchiesta è nelle mani del sostituto procuratore di Barcellona Francesco Massara. Già è stato nominato , come consulente tecnico d’ufficio, un ingegnere esperto in progettazione di impianti petroliferi. Ma quasi certamente non sarà il solo professionista chiamato a dare un contributo: almeno un altro perito, un docente universitario, verrà nominato nei prossimi giorni. L’area interessata dall’incidente, monitorata anche ieri costantemente da una squadra dei vigili del fuoco, al momento è stata solo recintata. Si attende la chiusura ufficiale della fase di emergenza per apporre i sigilli e “formalizzare” il sequestro del serbatoio parzialmente collassato su se stesso in seguito all’incendio. L’indagine vede in prima linea, a braccetto seppur con ruoli diversi, i carabinieri della Compagnia di Milazzo e la capitaneria di porto, comandata dal capitano di fregata Matteo Lo Presti. Se da una parte i carabinieri sono chiamati a verificare quanto accaduto nelle ore concitate dell’incidente, dall’altra la capitaneria dovrebbe occuparsi prevalentemente delle azioni messe in campo nei giorni e nelle settimane precedenti, anche con un’indagine di tipo amministrativo.
I primi dati dell’Arpa Altre risposte, quelle sulle conseguenze di quella notte infernale, dovrà darle l’Arpa. Nei confronti della quale, nei comuni della valle, non è poca la diffidenza. Il direttore dell’Arpa Messina, Antonino Marchese, ha inviato ai comuni della zona una nota di sabato 27 con i primi dati comunicati dalla Provincia e relativi alle centraline della rete di monitoraggio di qualità dell’aria posizionate nei comuni di Milazzo, Valdina, San Filippo del Mela, San Pier Niceto e Pace del Mela. Raccolti anche i risultati delle rilevazioni delle centraline di Arpa Sicilia di Milazzo e di Pace del Mela. Tutte le varie centraline, comunica l’Arpa, «non hanno rilevato fino alle ore 20 di oggi (sabato sera, ndc) nessun valore anomalo di concentrazione degli inquinanti monitorati né alcun valore superiore ai limiti di legge». Il sindaco di Pace del Mela Giuseppe Sciotto, che ha diffuso per primo questi dati, specifica però che «seppur rispettosi delle istituzioni», ha già provveduto «ad incaricare il prof. Ivo Allegrini per una valutazione tecnico-giuridica dei dati e delle future prospettive al fine di poterli confrontare con quelli forniti dalle autorità preposte per garantire, nella massima trasparenza, la salvaguardia della salute della nostra comunità».
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