L’inchiesta sull’incendio esploso alla Raffineria nella notte fra venerdì e sabato scorsi entra nel vivo. La Procura di Barcellona ha disposto il sequestro di altri due serbatoi. Oltre al famigerato 513 nel quale è divampato l’incendio i sigilli sono stati apposti a due serbatoi minori, il 503 ed il 505 che hanno una capienza di 50mila metri cubi. Il provvedimento è stato firmato da Francesco Massara, reggente degli uffici giudiziari barcellonesi e dai sostituti Giorgio Nicola e Fabio Sozio che fanno parte del pool incaricato di scoprire la verità sull’incidente.
I due serbatoi posti sotto sequestro sono quelli nei quali è stata riversata la virgin nafta che si trovava nella cisterna principale quando, il giorno prima dell’incidente, è stata scoperta la crepa nella copertura galleggiante. Quando è esploso l’incendio era già stato trasferito il 70% del carburante contenuto nel serbatoio 513 riuscendo così a metterli al sicuro. E proprio sulla nafta residua saranno eseguite le analisi da parte del consulente tecnico nominato dalla Procura, l’ingegnere Antonio Barcellona del Dipartimento di ingegneria chimica, gestionale, informatica e meccanica dell’Università di Palermo. Analisi chimiche per comparare i flussi delle sostanze oleose che sono circolate prima dell’innesco dell’incendio.
Per il resto l’inchiesta giudiziaria dovrà stabilire se la Ram ha osservato i protocolli di sicurezza partendo da quanto accaduto la mattina precedente all’incidente quando fu evidenziata la perdita sulla copertura del serbatoio. Per eseguire i lavori di riparazione si rese necessario svuotare il grosso serbatoio ma durante queste operazione scoppiò l’incendio. In quei frangenti furono osservate tutte le prescrizioni previste dai protocolli? E’ questo uno degli aspetti più importanti dell’inchiesta al momento ancora contro ignoti.