Da outsider di successo a icona musicale e televisiva che si propone come voce critica: per il suo quarto disco, il primo con la sua neonata etichetta Newtopia (fondata con J-Ax), Fedez ha scelto la strada del concept album politico. Il titolo del disco, "Pop-Hoolista", è un compendio di Fedez, pop e hooligan insieme: "so di essere retorico, ma le mie parole populiste - ha spiegato il rapper, presentando il suo nuovo lavoro - danno un disegno sociale del Paese".
'Generazione Bho', primo singolo in rotazione, è una dichiarazione d'intenti tanto nella musica quanto nelle parole.
Stilisticamente l'ingresso del giudice di X Factor nel panorama pop è definitivo: lo si capisce da una produzione moderna, ma anche dalle stelle ospitate (Elisa, Malika Ayane, Noemi, Francesca Michielin). E se pure il suo autore la definisce "un esperimento", è la title-track con Elisa 'Pop-hoolista' a rappresentare al meglio il nuovo percorso: qui il rapper non rappa e denuncia l'individualismo italiano alla maniera di un cantautore.
'Pop-hoolista' dimostra la voglia di Fedez di slegarsi dal vincolo della rima ("a volte può limitare l'espressione"), di provarci con il canto ("ho studiato tre anni e ora non uso più l'auto-tune") e di realizzare musica in modo più consapevole ("prima partivo da basi pronte, ora sono partito dai miei concept"), tutti temi centrali nell'omonimo disco. Non stupisce quindi che il brano fosse pronto per essere portato a Sanremo, ma poi Elisa non si è detta disponibile e il progetto festival è sfumato.
Il pop non è più solo un pretesto per ritornelli cantabili e basi techno danzerecce: anche le collaborazioni con Noemi ('L'amore eternit') e Malika Ayane ('Sirene') sono lì a provarlo. E ad alzare la posta in gioco è la presenza di produttori molto attivi in America come gli australiani Twice As Nice (50 Cent, Tiesto) e l'italiano Congorock (Rihanna, Jovanotti). Del resto lo stesso Fedez non si sente un artista hip hop ("il rap italiano non è una grande famiglia, ma un mondo spesso autoreferenziale") e la sua vera fonte d'ispirazione è piuttosto il punk ironico di Punkreas, Vallanzaska, Peter Punk: "sono cresciuto ascoltando questi gruppi, anche loro scrivevano giochi di parole su temi sociali".
Per Fedez comunque non si dà pop senza un populismo satirico orgogliosamente professato che non risparmia nessuno: dal product placement ('Vivere in campagna pubblicitaria') alla tv di Barbara D'Urso ('Non c'è due senza trash', ispirata a 'The Ballad of Chasey Lain' dei Bloodhound Gang); dal lusso della Chiesa ('Cardinal Chic', con un attacco rock che richiama 'Message in a bottle') ai commentatori che provocano in rete ('Veleno per topic' feat. Luciouz) fino all'oppressione delle tasse ('Viva l'IVA' feat. J Ax). Ma Fedez ne ha anche per sé stesso, quando descrive i 'problemi' dell'artista di successo in 'L'hai voluto tu', o quando ribalta le frasi fatte dell'uomo della strada in 'Stereo-tipi'. E se l'amore per il calembour ne rende inconfondibili le rime, spesso viziate da un'eccessiva tendenza all'aforisma, l'inserimento dei monologhi scritti con Matteo Grandi al posto dei bridge rivela la priorità che l'autore dà al messaggio prima che all'orecchiabilità.
Fedez insomma, sa bene di avere l'attenzione di una grossa fetta del pubblico ("a X Factor volevo smentire i pregiudizi sui rapper e credo di esserci già riuscito") e per questo non vuole ripetere errori del passato: "oggi non rifarei video con Alfonso Signorini, molti hanno pensato che fosse un omaggio a lui". Un ruolo pubblico che sfocia nella politica, come dimostra l'appoggio espresso proprio oggi al Movimento 5 Stelle con l'annuncio di aver donato un inno ('Non sono partito') al raduno romano dei grillini del 10-12 ottobre al Circo Massimo: "nella non-scelta della politica italiana, la scelta migliore è Grillo: di Renzi - conclude - non mi fido".