Tutti uniti per difendere la vita, la salute, l’ambiente, il territorio, le future generazioni. I cittadini hanno dimostrato di esserci nella battaglia avviata dalle associazioni ambientaliste e dalla parrocchia per invertire la rotta sulla questione ambientale. Il pericolo di disastro ambientale del 27 settembre è stato “toccato con mano” da Milazzo a Villafranca, e ha scosso fortemente gli animi, dopo la grande paura, soprattutto quelli degli abitanti della vallata del Mela. I cittadini hanno deciso di dire basta alla silenziosa accettazione di qualsiasi scelta portata avanti dalle industrie e – come sottolineato – troppo spesso sostenuta senza riserve dalle istituzioni ai vari livelli. Le oltre tremila persone (ma per gli organizzatori il numero era molto più alto) che hanno partecipato al corteo partito dalla chiesa di Archi e diretto alla Reffineria, promosso dalle parrocchie e dalle associazioni ambientaliste, sono state il chiaro segnale di una forte volontà di cambiamento. La gente vuole le massime garanzie per la propria salute, per l’ambiente nel quale vive la propria vita. Basta con le deleghe in bianco che hanno finito col determinare decisioni – è stato detto – che hanno penalizzato un territorio che aveva tutta un’altra vocazione, un’altra storia. E in prima fila, assieme agli ambientalisti, anche ieri pomeriggio c’era il parroco-ambientalista di Archi, don Pippo Trifirò, determinato e agguerrito come ai tempi in cui si batteva contro la trasformazione a carbone della centrale Enel. Nell’aprire la manifestazione, rivolgendosi ai tanti cittadini giunti da tutti i centri della provincia (da Villafranca a Rometta, da Torregrotta a San Pier Niceto, passando per i tre comuni della valle del Mela, Condrò, Monforte e Milazzo), il sacerdote ha parlato con estrema chiarezza. «L’incidente di venerdì scorso –ha esordito –ha fatto riflettere in maniera significativa migliaia di essere umani residenti in questo territorio. Dobbiamo ammettere che siamo stati fortunati e graziati e, per questo, domenica prossima andremo in processione dalla Madonna della Catena che ci ha salvati con la sua protezione. Eppure quanto accaduto è stato banalizzato e sminuito sia dalla Raffineria che da una certa classe politica. Nessuno ha voluto ammettere che se si fosse incendiato un serbatoio vicino alle abitazioni o si fosse propagato agli impianti dove viene prodotto e utilizzato l’idrogeno, avremmo dovuto contare i morti. Oggi scendiamo in piazza da protagonisti perché diciamo chiaramente a chi ci amministra di essere dalla nostra parte e non sempre dalla parte delle industrie, di chi guarda solo ai propri interessi». Concetti ribaditi anche da Peppe Maimone, presidente dell’Adasc e rappresentante del Comitato promotore del corteo. «Dopo l’incidente del 27, nulla potrà essere più come prima – ha affermato –. Pretendiamo dalle istituzioni severe disposizioni nei confronti della Raffineria, senza che sul piatto della bilancia venga posto il ricatto occupazionale. Non possiamo convivere con il rischio di incendi dagli effetti ancora più gravi di quello accaduto la scorsa settimana. I tanti giovani oggi presenti a questo corteo si sono espressi: vogliono un futuro diverso, più pulito e non sono disposti a farselo rubare dalla politica. Il lavoro non viene solo dalle industrie». Il corteo è quindi partito dalla chiesa di Archi e dopo aver attraversato la frazione filippese –la più colpita dalle emissioni dell’incendio –è giunto sino all’ingresso della Raffineria. Una sfilata pacifica, caratterizzata dalla presenza di tanti striscioni e slogan a difesa della salute, contro «le lobby di potere » e la «sudditanza delle istituzioni ». In prossimità del serbatoio bruciato la rabbia che covava dentro è esplosa. Assieme ai cittadini hanno sfilato, con la fascia tricolore i sindaci del comprensorio. Per Milazzo l’assessore Pippo Midili, delegato dal sindaco Pino. Anche il primo cittadino di Messina, Renato Accorinti ed il deputato Tommaso Currò.