Il Consiglio dei ministri ha autorizzato il ministro Maria Elena Boschi a porre la questione di fiducia sul Jobs act. Lo si apprende da fonti di governo.
Il governo sta mettendo a punto il maxi-emendamento, che non è stato deciso ancora di presentare e sul quale, eventualmente, sarà posta la fiducia che oggi il Consiglio dei ministri ha autorizzato. Lo si apprende da fonti dell'esecutivo. La fiducia, nel caso in cui il governo optasse per questa soluzione, sarà richiesta dall'esecutivo direttamente in aula al Senato.
La fiducia sul Jobs act è "una scelta sbagliata, un segnale di insicurezza del governo". Così il deputato della minoranza Pd Alfredo D'Attorre. "Sarebbe giusto consentire un confronto di merito al Senato ma è chiaro che prevarrà la responsabilità di non far cadere il governo", afferma il bersaniano, che in direzione ha votato no.
Alta tensione nel Pd sulla fiducia al ddl delega sul jobs act. Civati aveva avvertito Renzi: 'La fiducia sulla legge delega, che è già uno strumento fiduciario, sarebbe segno di rottura'. E anche Fassina ha minacciato 'conseguenze politiche'. Da Fi Toti chiarisce: 'Non voteremmo la fiducia'.
Il governo, intanto, ha convocato per domani alle 8 i sindacati per un confronto sulla riforma del lavoro e per le 9 Confindustria, Rete imprese Italia e Alleanza delle cooperative. La leader della Cgil Camusso attacca Renzi: 'Come la Thatcher non dialoga, siamo pronti al confronto ma anche al conflitto'. Poi sull'incontro di domani: 'Incontro domani? Un'ora sola ti vorrei'.
"Se la delega resta in bianco e' invotabile e con la fiducia conseguenze politiche". Scrive, su Twitter, Stefano Fassina. E Civati: ''Il governo pare intenzionato a mettere la fiducia sulla legge delega che è già uno strumento che più fiduciario non si può. Una legge delega che tra l'altro è vaga, vaghissima e tutti possono leggervi quello che preferiscono". Pippo Civati lo scrive sul suo blog. "Sarebbe qualcosa -aggiunge - a metà tra la provocazione spicciola e un esautoramento del Parlamento, nonché un segnale di debolezza, oltre che sul piano politico un segnale di profonda rottura".
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