La Corte d'Assise di Palermo ha depositato le trascrizioni del verbale dell'udienza del processo sulla trattativa Stato-mafia in cui ha deposto il capo dello Stato Giorgio Napolitano il 28 ottobre scorso. Le trascrizioni sono disponibili, quindi, per accusa e difese e sono state pubblicate sul sito della presidenza della Repubblica. Sono 86 pagine. Ecco una parte saliente della testimonianza del Capo dello Stato
P.M. DI MATTEO: - E quindi lei ha detto si ipotizzò subito che
la matrice unitaria e la riconducibilità ad una sorta di
aut - aut, di ricatto della mafia, ho capito bene?
DICH. NAPOLITANO: - Ricatto o addirittura pressione a scopo
destabilizzante di tutto il sistema.
P.M. DI MATTEO: - Grazie.
NAPOLITANO: - Probabilmente presumendo che ci fossero
reazioni di sbandamento delle Autorità dello Stato,
delle forze dello Stato.
Per il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano le stragi mafiose del '93 "si susseguirono secondo una logica unica e incalzante per mettere i pubblici poteri di fronte a degli aut aut, perché potessero avere per sbocco una richiesta di alleggerimento delle misure di custodia in carcere dei mafiosi".
"Sono convinto che la tragedia di via D'Amelio rappresentò un colpo di acceleratore decisivo per la conversione del decreto legge 8 giugno '92 sul carcere duro", ha detto Napolitano. E, al pubblico ministero Nino Di Matteo che gli chiedeva se ci fosse stato un dibattito politico sulla conversione del dl che introduceva il 41bis per i mafiosi, il capo dello Stato ha risposto: "non credo che nessuno, allora, pensò che in una situazione così drammatica si potesse lasciare decadere il decreto alla scadenza dei 60 giorni, per poi rinnovarlo". "Ci fu la convinzione - ha aggiunto Napolitano - che si dovesse assolutamente dare questo segno all'avversario, al nemico mafioso".
Il presidente sottolinea anche, a proposito delle fibrillazioni istituzionali seguite alle stragi del '93, che quando l'allora premier Ciampi "dice 'abbiamo rischiato un colpo di Stato' se non c'è allora fibrillazione vuol dire che il corpo non risponde a nessuno stimolo", ha sottolineato il capo dello Stato in un altro passaggio. Napolitano ha ricordato il blackout a Palazzo Chigi, ad agosto, definendolo "un classico ingrediente di colpo di Stato".
In un altro passaggio evidenzia che "fu l'allora presidente della commissione Antimafia, Luciano Violante" a informarlo, "che il mafioso Vito Ciancimino voleva essere ascoltato dalla commissione Antimafia. "Può anche avermene parlato - ha risposto Napolitano - ma non perché io mi pronunciassi".
Per Napolitano, il suo ex consigliere giuridico Loris D'Ambrosio era "animato da spirito di verità". Lo dice nella prima parte della sua deposizione al processo sulla trattativa stato mafia. Con D'Ambrosio "eravamo una squadra di lavoro", ha aggiunto Napolitano.