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Una Giornata della
resistenza alle tasse...

 Con un pizzico di ipocrisia, anche in Italia è stata celebrata la “Giornata mondiale del risparmio”. Un’iniziativa legata al nome di un giurista economista italiano, Maffeo Pantaleoni, che la tenne a battesimo nel 1924 a Milano. Fece un discorso memorabile, in occasione del primo “Congresso internazionale del risparmio”, che promosse la ricchezza privata da semplice volano di sviluppo a disciplina fondamentale per un uso sociale della ricchezza. Cosa è rimasto di questo nobile ideale? Nel nostro Paese poco o nulla, visto che il “tesoretto” degli italiani, immobili compresi, è nella disponibilità esclusiva di Stato, Regioni, Province e Comuni. Oggi come mai era accaduto, dopo avere resistito al crac del 1929, allo choc petrolifero degli Anni Settanta, alla crisi del 2008 con il fallimento di Lehman Brothers, il risparmio è a rischio esproprio. È fin troppo evidente, infatti, che i sempre richiamati tagli di spesa sono un’eterea aspirazione e che l’unica certezza della Legge di stabilità è, come sempre, l’aumento complessivo della pressione fiscale. Che colpisce duro perfino il non profit, ovvero il risparmio nella sua migliore essenza. Le Fondazioni bancarie, ultimo presidio tricolore del sistema creditizio italiano, ad esempio, hanno versato in tasse 100 milioni di euro nel 2011, 170 nel 2012-2013 con una previsione di 340 milioni nel 2014. Eccezione negativa la Fondazione Monte dei Paschi. Numeri alla mano, il risparmio non alimenta più i consumi privati e gli investimenti delle imprese, tendenza che si è consolidata negli ultimi anni determinando deflazione, disoccupazione, contrazione del Prodotto interno lordo e insostenibilità, a medio termine, del debito pubblico: tra il 2007 e il 2012 la propensione al risparmio degli italiani, si rifletta, è calata di ben 4 punti. Peccato che i comuni mortali non possano spostare il domicilio fiscale in Gran Bretagna, come ha fatto la Fiat. Peccato che debbano continuare a essere vittime sacrificali di un sistema iniquo e sbilanciato a sfavore dei lavoratori dipendenti e delle piccole/ medie imprese. Che continuano a pagare allo Stato il 68% in più (dati Cga di Mestre) della media UE mentre il resto del Paese, famiglie comprese, secondo la Confcommercio, subisce un salasso record pari al 44,1% (nominale) e al 53,2% (in termini reali) del Prodotto interno lordo. Percentuali quasi da “socialismo reale”. “Giornata mondiale del risparmio”? In Italia, forse, sarebbe più utile la “Giornata della resistenza al Fisco”. Non se ne può più!  

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