Nel marasma della sanità calabrese falciata dalle disfunzioni, passa nel silenzio assoluto l’abnegazione degli operatori impegnati ogni giorno a fornire buoni servizi alla popolazione. Il Capt di Lungro, da quasi un mese è senza ascensori e, nonostante le richieste di ripristino più volte sollecitate dall’ufficio amministrativo, sulla questione naviga un silenzio che morde la carne viva dei degenti della struttura. All’interno del nosocomio arbëresh, dei cinque ascensori esistenti funziona solo quello della morgue, un ascensore non proprio adatto a trasportare le vivande destinate ai pazienti e tantomeno a servire i malati con difficoltà di deambulazione. I problemi arrecati all’utenza dal mancato funzionamento di ben quattro ascensori denunciati proprio sulle colonne di Gazzetta dieci giorni addietro da Carmine Chiaramonte della Uil Fpl, evidentemente non interessano ai vertici dell’azienda ospedaliera, posto che non sono ancora stati risolti. Il silenzio dell’azienda per Chiaramonte «è assordante ed inspiegabile». Eppure all’interno del presidio lungrese, molti servizi continuano ad essere erogati in tempi record. Per i numerosi utenti che accedono nella strutture per sottoporsi ad esami medici, dopo aver effettuato il prelievo, nella stessa mattinata è possibile ritirare i referti. Una buona pratica che viene garantita da oltre tre decenni e che oggi, nonostante il personale ridotto, continua ad essere rispettata. Il laboratorio analisi quotidianamente elabora 80 referti. Paolo Valente, il medico responsabile del laboratorio, insieme ai colleghi e tecnici, nel giro di quattro ore, assicurano esami specifici per ormoni, markers tumorali e virali e tutti gli esami del complesso Torch. In altre strutture dell’Asp ci vogliono almeno cinque giorni per ottenere i risultati di un esame, ma tutto questo viene inghiottito dal tunnel del mutismo. Tra ascensori che non funzionano e referti che vengono consegnati in tempi record, ci sono tutti i paradossi della sanità calabrese i cui vertici faticano a dare risposte e garantire efficienza, quelle stesse istituzioni che invece di rafforzare la medicina territoriale anche per decongestionare gli accessi negli ospedali più grandi, si rendono protagoniste dell’ennesimo tentativo di depauperamento di uno dei presidi più vicini ai bisogni della popolazione.