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Libia, liberato
l'italiano Salviato

"Il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale conferma la liberazione del connazionale Gianluca Salviato, giunto a Roma questa notte, grazie al lavoro di tutti gli organi dello Stato coinvolti". E' quanto si legge in una nota della Farnesina. Salviato, che soffriva di diabete, era stato rapito in Libia il 22 marzo

Salviato lavorava a Tobruk per l'azienda Enrico Ravanelli, società che opera nel settore delle costruzioni. Dalle prime ore dopo il suo rapimento si è subito temuto per la sua salute perché soffre di diabete e nella sua macchina erano rimaste le medicine per lui vitali. I tecnico quarantottenne si trovava a Tobruk per seguire i lavori di realizzazione degli impianti fognari nei quali l'azienda è impegnata da due anni.

Dopo la liberazione di Gianluca Salviato in Libia, a soli tre giorni da quella di Marco Vallisa sempre nel paese nordafricano, restano quattro gli italiani sequestrati all'estero e sulla cui sorte non si hanno più notizie in alcuni casi da mesi, in altri da anni: le due giovani cooperanti lombarde Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, scomparse in Siria dal 31 luglio 2014; il gesuita romano padre Paolo Dall'Oglio, sequestrato a fine luglio 2013 in Siria; il cooperante palermitano Giovanni Lo Porto, scomparso il 19 gennaio 2012 tra Pakistan e Afghanistan. Su Greta e Vanessa le ultime informazioni risalgono al 20 settembre quando prima si e' diffuso il timore che fossero cadute nelle mani dei jihadisti dell'Isis poi e' arrivata la smentita di un quotidiano libanese vicino al movimento sciita Hezbollah, alleato del regime di Damasco. Secondo Al Akhbar le giovani cooperanti erano cadute in una trappola, rapite e poi vendute da un gruppo armato ad un altro ma non erano in mano allo Stato islamico. Naturalmente e' difficile stabilire la vericidita' della notizia anche perche' il giornale non e' imparziale. Anche su padre Dall'Oglio le ultime informazioni risalgono a settembre: secondo fonti che lavorano sul terreno per la sua liberazione, il gesuita sarebbe invece detenuto in una delle prigioni dell'Isis a Raqqa, da oltre un anno divenuta la roccaforte dello Stato islamico in Siria. Del cooperante palermitano Lo Porto si sono invece completamente perse le tracce da quasi tre anni.

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