di Fausto Cicciò
Gli indirizzi IP stanno finendo? Purtroppo è vero: con il moltiplicarsi degli utenti, in Italia i codici numerici che identificano univocamente un dispositivo collegato alla Rete non bastano più.
L'allarme fu lanciato già qualche hanno fa e, a livello internazionale, ci si è adoperati per adottare adeguate contromisure. Nel nostro Paese però, come spesso accade, le lancette dell'orologio tecnologico segnano sempre un incurabile ritardo. E, intanto, al di là dei possibili disservizi tecnici per chi usa internet, questo problema può seriamente compromettere il lavoro degli inquirenti che indagano anche per reati di mafia.
Come afferma sull'Espresso il direttore della Polizia Postale, Antonio Apruzzese, "fino a qualche tempo fa, gli operatori erano in grado di dirci la persona specifica che stava dietro un indirizzo. Ora invece dicono: 'può essere una di queste 32 o 64 persone'. Ormai capita una volta ogni due nostre richieste, circa".
Ciò accade perché i provider, a corto di IP, sono costretti a "riciclare" le singole sequenze numeriche assegnandole contemporaneamente a 32 o 64 utenti diversi.
Una "geniale" soluzione che potrebbe far precipitare cittadini innocenti in un incubo kafkiano. Se da un lato, infatti, questo caos ostacola l'identificazione dei "fuorilegge", dall'altro può causare il coinvolgimento in eventuali indagini di utenti del tutto estranei a crimini informatici o altri reati perpetrati attraverso la Rete. Lo stesso Apruzzese, però, rassicura affermando che non si possono certo "ordinare 64 perquisizioni per un solo sospettato".