C ome New York, Lisbona, Parigi, Londra, Amsterdam, Amburgo, Berlino e decine di altre capitali, dal Nord America all’Australia. Ma per scelta, oseremmo dire, politica. Ed estetica. Un investimento sull’Idea che ha uno straordinario ritorno in termini di immagine, anche turistica, va da sé. Giardini Naxos è da tre anni ormai un museo d’arte contemporanea a cielo aperto. “Azioni urbane” è la calotta sotto cui si snoda la filosofia ispiratrice di un evento che va oltre l’evento, che assurge a identità di una collettività, a gioioso happening, a opportunità di sperimentazione ardita e non. Segni su una città che presta i suoi volti, che si dona a tracce e immagini ciascuna delle quali consegna una lezione, un messaggio, un’analisi, una lettura di fatti e drammi. Scorci, vicoli, grandi e piccoli prospetti, scogliere, muri di grigio cemento che prendono vita, archi e sottopassaggi. Ovunque ci sia uno spazio cui conferire anima e colore. A trent’anni dalla sua comparsa, il fenomeno socio-culturale del graffitismo urbano ha ormai guadagnato una rilevanza unica nel panorama della creatività dei nostri tempi. Del resto, analizzano i critici più coraggiosi ma non visionari, quel che andava dipinto è stato dipinto dal genio umano fra il Trecento e il Settecento; e quel che andava scolpito è stato scolpito in un arco temporale ancor più vasto. Non che pittura e scultura non abbiano più nulla da “dire”, ma lo zenit è stato raggiunto. Ed allora, altro va esplorato. Le moderne forme in cui si articolano intelligenza, pensiero e creatività in divenire sono – potremmo dire azzardando, consapevoli di poter andare incontro a più che comprensibili strali – rappresentate da “Street art”, architettura, letteratura e musica. Serbatoi inesauribili per e dell’uomo. Giardini si è convintamente consegnata alla prima, uscita ormai da tempo dai ghetti delle periferie notturne, dai tunnel delle metropolitane, dal vicolo cieco dell’ignoranza e della diffidenza. Da tre anni, Giardini si regala con crescente entusiasmo “Emergence”, un Festival internazionale di Street Art e Azioni urbane. Un appuntamento (l’ultima edizione si è svolta tra maggio e giugno, ideata e curata da Giuseppe Stagnitta) patrocinato dalla Regione e direttamente prodotto da un’amministrazione comunale che ha in sé, e sa diffonderli tra una popolazione passata dalla diffidenza al totale coinvolgimento, i semi del cosmopolitismo. Non c’è altra realtà al Sud che si sia totalmente consegnata alla “Street art” come Giardini. Artisti accolti con iniziale diffidenza dai residenti, ma che dopo giorni di lavoro sono stati avvicinati, apprezzati, invitati a casa o nei pressi di essa perché potessero regalare un tocco di bellezza a muri anonimi quando non scrostati. E anno dopo anno un’integrazione sempre maggiore tra ospiti e giardinesi, consapevoli di un appuntamento che è grande vetrina: la “Street Art”come strumento di rigenerazione urbana in una terra che non potrà contare su grandi infrastrutture, che non riesce neppure a dotarsi di un porticciolo turistico. Giri per Giardini, dai vicoli “regalati” agli artisti al lungomare, dove sono stati dipinti scogli contro cui si infrange il Mediterraneo, e facciate di condomini messe a disposizione dagli abitanti, muri di periferia e archi e tunnel, prospetti di scuole strappati all’anonimato e ponti, e resti affascinato da come le tecniche dell’arte di strada s’innestano ed evolvono un tessuto urbano in cui la maestosità della natura – l’Etna verso sud, il teatro greco di Taormina a nord, gli scavi archeologici e la baia di Naxos davanti agli occhi – fa a pugni con gli stupri urbanistici autorizzati negli ultimi tre decenni dello scorso secolo. Ed ecco che la “Street Art”, che è arte in sé ma anche rivoluzione, voglia e capacità di affermare idee dolci e aspre, diventa anche grande velo che nasconde o allevia brutture; l’Azione urbana che cloroformizza le ignominie urbane. Non c’è altra spiegazione se le amministrazioni di grandi città in Europa e in Nord America, e in Italia Torino e l’austera Pavia, la colta Bologna e l’avanguardista Milano, hanno consegnato intere periferie agli “street artist”, perché conferissero anima all’abbandono, colore al buio, un’Idea al ghetto, perché si potesse sostituire il brutto di un prospetto di una palazzina popolare con la bellezza dell’immagine e del colore. Giardini Naxos con il suo festival internazionale diventa così avanguardia tra le avanguardie, frontiera di libertà e di espressione senza limiti. Rigenerazione degli spazi e delle menti.