Adesso è nero su bianco: sono salvi, almeno per tre anni, i nove ospedali siciliani destinati a divenire “di comunità” e cioè a perdere entro il 31 dicembre 2016 i posti letto per acuti. È questo infatti il disposto del primo comma della risoluzione, proposta dal presidente Giuseppe Digiacomo e votata all’unanimità dalla VI Commissione Sanità dell’Ars, che ieri ha esitato favorevolmente il piano di riordino della rete ospedaliera proposto dal Governo regionale, rappresentato in commissione dall’assessore Lucia Borsellino. Oltre sei ore di dibattito e serrato confronto, su una tematica di estrema delicatezza che non approderà poi all’aula in quanto l’esame si esaurisce in Commissione, chiamata a rendere un parere obbligatorio e non vincolante, ma dall’enorme peso politico. Dunque, la risoluzione Digiacomo impegna il Governo «a volere operare sulla base dei criteri individuati dall’assessorato alla salute e previa ricognizione dei posti letto effettivamente attivati alla fine del triennio 2015-2017 la valutazione di tutte le unità semplici e complesse del sistema sanitario siciliano, sia nel settore pubblico che privato, ai fini delle determinazioni definitive riguardanti la rimodulazione dei posti letto per acuti, tenendo anche conto degli effetti derivanti da un eventuale miglioramento del saldo di mobilità passiva». E il riferimento in questo caso è al “pressing” richiesto sul governo nazionale, affinché riveda l’applicazione alla Sicilia del beffardo meccanismo secondo cui i costi della richiesta di cure dei siciliani in altre regioni dovrebbero essere sostenuti con i risparmi derivanti dal taglio di 450 posti letto, non facendo altro, così, che aumentare ancor più il gap. Fondamentale anche il secondo comma della risoluzione, che chiede di subordinare a tale valutazione le decisioni sugli ospedali di comunità, introducendo qui un decisivo emendamento proposto dal deputato messinese Santi Formica e firmato dai colleghi Gino Ioppolo e Beppe Picciolo, che impegna specificamente il Governo riguardo agli ospedali di Giarre, Leonforte, Salemi, Mazzarino, Noto, Sicli, Ribera, Barcellona Pozzo di Gotto e Ingrassia di Palermo «a dare mandato ai direttori generali di assicurare le dotazioni organiche e strumentali tali da consentire la migliore funzionalità ed efficienza e sicurezza di tutti i presidi ospedalieri e territoriali». «È un risultato storico – commenta Formica – ottenuto grazie ad una battaglia in Commissione Sanità derivante anche dalla poca autorevolezza del governo regionale rispetto al governo nazionale, che ci ha posto nella paradossale situazione di dover tagliare 450 posti letto per fare fronte ai costi dei “viaggi della speranza”: un rimedio peggiore del male». Il Piano dovrà adesso essere trasmesso a Roma, dopo la trasposizione degli emendamenti con i correttivi sugli ospedali di comunità e dunque il rinvio di un anno del termine del 2016. Dunque, per essi la dotazione di posti letto e unità operative rimane quella attuale, mantenendo le previsioni già contenute nella bozza e riferite a tutte le altre strutture ospedaliere siciliane. Questa quindi la dotazione totale per le strutture “a rischio”: Barcellona 103 posti letto, Ribera 120, Mazzarino 36, Giarre 73, Leonforte 55, Noto 46, Salemi 321, Scicli 72. La risoluzione prevede anche l’eliminazione dell’accentramento entro il 2015 di tutte le attività relative ai trapianti all’Ismett di Palermo, che mantiene funzioni di coordinamento.