L'esame della riforma del lavoro è ripreso oggi alla Camera l'esame. Restano da votare ancora una sessantina dei 109 ordini del giorno, sui quali il voto finale arriverà nel pomeriggio. Il via libera di Montecitorio dovrebbe giungere oggi. Prima del voto finale gli esponenti della minoranza Pd, che hanno deciso di non
votare il provvedimento, si riuniranno alla ricerca di una linea comune. La scelta è tra uscire dall'Aula e non partecipare al voto (opzione caldeggiata da Cuperlo) o dire no alla riforma (come annunciato da Civati). Appello all'unità da parte di Orfini, Bersani annuncia, voto sì per disciplina. Intanto il governo è pronto a chiedere la fiducia sulla legge di stabilità.
Minoranza Pd in ordine sparso. Prima del voto finale sul Jobs act si è riunita la minoranza del Pd alla ricerca di una linea comune. La scelta è tra uscire dall'Aula e non partecipare al voto (opzione caldeggiata da Gianni Cuperlo) o dire no alla riforma. L'area che fa capo a Pippo Civati, tra i 3 e i 5 deputati, voterà contro il jobs act, ma il gruppo più nutrito della minoranza "radicale" dem non parteciperà al voto. E' quanto emerge al termine di una riunione alla Camera, alla quale hanno partecipato, a quanto si apprende, una quarantina di deputati.
Orfini, Pd voti unito per rispetto comunità - "Faccio un ultimo appello all'unità del Pd" sul Jobs act. Così il presidente del Pd Matteo Orfini. "Abbiamo raggiunto una larghissima unità sul testo, spero che per rispetto della discussione fatta, dei cambiamenti apportati, del lavoro di ascolto reciproco e della nostra comunità, si voglia fare tutti un ultimo sforzo in Aula", aggiunge.
Bersani,da ex segretario voto per disciplina Voterà il Jobs act "per disciplina", Pier Luigi Bersani. Lo spiega a chi lo interpella alla Camera. Nonostante alcuni "miglioramenti", il Jobs act "non convince", afferma. Dunque "voterò le parti che mi convincono con piacere e convinzione e le parti su cui non sono d'accordo per disciplina, avendo fatto per quattro anni il segretario del Pd".