Giovedì 26 Dicembre 2024

"Ho coscienza pulita
Non è stata
un'esecuzione"

A Ferguson, a Chicago e a New York a Washington, a Baltimora, San Francisco, Seattle e molte altre grandi citta' americane, centinaia di migliaia di persone sono scese in strada per la seconda notte di seguito, bloccando ponti, tunnel e autostrade per protestare contro la decisione del Gran Giusri' di non incriminare l'agente che ad agosto ha ucciso il diciottenne nero Michael Brown. A Ferguson, dove il governatore del Missouri Jay Nixon ha fatto affluire i rinforzi per la Guardia Nazionale, la tensione e' altissima e gia' in serata alcune persone sono state arrestate.

A New York una folla si e' riunita nel tardo pomeriggio a Union Square e, scandendo il nome Michael Brown e slogan come "un distintivo non e' una licenza di uccidere", ha iniziato a marciare, arrivando fino al Lincoln Tunnel e bloccandone l'entrata per una ventina di minuti. Bloccate anche diversi altre arterie della citta', mentre diverse persone sono state arrestate. A Washington, un gruppo di manifestanti hanno inscenato un 'die-in', sdraiandosi in terra e fingendosi morti davanti ad alcune stazioni di polizia, per quattro minuti e mezzo.

"Per simboleggiare le quattro ore e mezza che Michael Brown e' rimasto sull'asfalto dopo essere stato ucciso", ha spiegato uno di loro. A Boston i manifestanti si sono diretti verso l'autostrada, bloccando le rampe di accesso alla Massachusetts Avenue. E ancora, manifestazioni in centro ci sono state anche a Philadelphia, Minneapolis, Seattle, Atlanta e Chicago, dove oggi era peraltro in visita il presidente. In un intervento nella sua citta', Obama ha ripetuto che "il problema non è solo un problema di Ferguson, è un problema dell'America". E se una parte della comunità americana non si sente benvenuta o trattata equamente, ha detto ancora, la cosa mette tutti a rischio. E condannando le violenze della notte di lunedì a Ferguson ha affermato che "dare fuoco ad edifici, bruciare auto, distruggere proprietà" sono reati che devono essere perseguiti. Tuttavia, ha anche detto, "le frustrazioni che abbiamo visto non sono solo per un particolare incidente, hanno radici profonde in molte comunità".

Intervista all'agente, ho la coscienza pulita - "Mi dispiace molto per la perdita di una vita, ma ho fatto semplicemente il mio lavoro. Non e' stata un'esecuzione e ho la coscienza pulita". E' il racconto dell'agente Darren Wilson, nella sua prima intervista dopo che un Gran giurì non lo ha incriminato per aver ucciso il diciottenne nero Michael Brown la scorsa estate. Con tono freddo e controllato, il poliziotto, che finora aveva mantenuto il silenzio, ha raccontato all'anchorman George Stephanopoulos la dinamica di quel maledetto giorno, quando ha affrontato il teenager dopo averlo fermato perche' sospettato di un furto di sigari. "Mi ha sbattuto la portiera contro, ho cercato di respingerlo e mi ha dato un pugno, c'e' stata una colluttazione. Ho cercato di afferrare il suo braccio, mi sono reso contro della forza che aveva. Mi sembrava Hulk".

"Quando gli ho detto di allontanarsi altrimenti avrei sparato, lui ha messo le mani sull'arma, ha cercato di afferrala. Allora ho sparato. Lui si è arrabbiato di piu'. E' uscito dall'auto ed è fuggito, mentre io chiedevo rinforzi". "Perche' non si e' fermato? Perche' lo ha inseguito?", gli chiede il giornalista. "Perche' era il mio dovere. Ci addestrano per quello", risponde il poliziotto. "Poi ho visto che ha messo una mano in alto, a forma di pugno mentre l'altra era nella cintura". "Testimoni hanno detto che Brown aveva le mani alzate", fa notare il reporter. "Assolutamente no, non e' corretto", dice Wilson.

"Quando si e' avvicinato mi sono chiesto: posso legalmente sparargli?' E mi sono detto che dovevo farlo e ho sparato. Mi dispiace, ma non avrei fatto nulla di diverso quel giorno. La mia coscienza e' a posto". La decisione del Gran giuri' di non incriminare il poliziotto ha scatenato la protesta non solo a Ferguson, ma in tutto il Paese. Nella cittadina alle porte di St. Louis la Guardia nazionale e' stata disposta davanti al dipartimento di Polizia dopo che ieri sera i manifestanti, probabilmente teppisti, hanno distrutto auto e dato alle fiamme alcuni edifici. In serata, il presidente Barack Obama ha condannato le violenze: "Bruciare edifici, dare fuoco alle auto, distruggere le proprietà e mettere le persone in pericolo, non ci sono scuse per questo, questi sono atti criminali", ha detto da Chicago. (USA)

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