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Crocetta, intimidazione
dalla mafia del pascolo

 “Ne avete per poco. Tu e Crocetta morirete scannati”. È l’inquietante messaggio anonimo, realizzato con caratteri ricavati da ritagli di giornali, fatto pervenire al coordinatore di Federparchi Sicilia, nonché presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci. Immediata la reazione del presidente della Regione Rosario Crocetta, convinto che le minacce di morte siano state determinate dal suo intervento tendente a colpire gli interessi di “alcune famiglie mafiose che affittano per quattro soldi a ettaro terreni pubblici fingendo di utilizzarli a pascolo, ma la cui unica finalità è quella di incassare soltanto i contributi pubblici.” Terreni, sostiene, che vengono affittati a 30 euro per ettaro e che, tra contributi regionali ed europei ne rendono tremila, sempre per ettaro. «Abbiamo tolto già – ha spiegato – alcuni terreni nella zona dei Nebrodi ai mafiosi e il presidente del Parco aveva ricevuto diverse intimidazioni, adesso stanno cercando di alzare il tiro». Già ai primi dello scorso agosto, peraltro, il presidente della Regione, per problemi derivanti dalla gestione mafiosa dei pascoli, si è incontrato con il procuratore di Messina Guido Lo Forte per denunciare i tentativi di appropriazione di terreni dell’Ente di sviluppo agricolo. E, in quell’occasione, ha citato il caso di Carmelo Bontempo Scavo di Tortorici che si era recato da un notaio per procedere alla vendita di un terreno sito a Carlentini a un prestanome per 350 mila euro, terreno che in realtà valeva 13 milioni di euro e che il Bontempo sosteneva gli fosse stato assegnato dall’Esa e di esserne entrato in possesso per usucapione. “Ma i terreni demaniali – ricordò Crocetta in quell’occasione – non si possono usucapire”. Abbiamo notizie di atti simili – aggiunse in quell’occasione - in tutta la Sicilia”. “Questi terreni – promise - devono tornare all’Esa. Faremo atti precisi per riacquisirli alla pubblica amministrazione. Nei prossimi giorni – aggiunse - vi darò le carte”. E parlò di “una truffa di migliaia di ettari sui 200 milioni di euro di terreni della Regione. La stranezza del mondo siciliano è che nessuno vede niente e se qualcuno vede e denuncia come faccio ti dicono che devi pensare a lavorare. Come se non fosse anche questo un lavoro obbligatorio”. “Terreni strappati con il sangue ai mafiosi come fece Placido Rizzotto – commentò Crocetta – e che adesso tornano alla mafia. E la Regione è stata complice. Dopo anni di mal governo strapperemo ad uno ad uno i terreni che sono dei siciliani. Nessuno dei legittimi assegnatari, 20 all’incirca, dice nulla perché il boss sostiene che i fondi agricoli sono suoi, ottenuti con usucapione. Ho dato mandato al commissario dell’Esa di riacquisire la titolarità di questi terreni”. Per parte sua, il commissario dell’Esa rese noto che “con una verifica catastale è stato accertato che i terreni non erano assegnati agli affidatari”. “I terreni – ha spiegato – sono a destinazione agricola tra i più pregiati della Sicilia. Nel caso di Bontempo Scavo sono pascoli della zona di Carlentini. Ma analoghe vicende interessano anche altre province come Agrigento, Trapani e il Nisseno. C’è la possibilità che questi terreni abbiano cambiato la destinazione d’uso. Faremo un censimento sui terreni. Molti fondi del Trapanese, nella zona di Custonaci, sono stati inseriti nei piani cava e adesso sono miniere. Uno scandalo”. “Chiederò al procuratore della repubblica di Messina – ha detto ieri Crocetta dopo aver denunciato l’ennesima intimidazione nei suoi confronti – di indagare ed estenderò la mia denuncia anche ad altre Procure. Alla Regione faremo una indagine su tutti i terreni pubblici destinati a pascolo per porre fine al furto da parte delle famiglie mafiose di beni pubblici.” “A ogni minaccia – ha, quindi, avvertito – s e g u i r a nno provvedimenti duri: toglieremo i terreni alla mafia del pascolo.” E ha ricordato il sacrificio dell’assessore socialista di Tusa Carmelo Battaglia, assassinato il 24 marzo del 1966 dalla mafia dei pascoli per aver tentato di sottrarre ai boss il feudo Foieri per darlo in gestione ai pastori della locale cooperativa. Intanto sull’intimidazione sono al lavoro gli inquirenti per cercare di capire di più, verificare da dove è realmente partita la lettera, e chi può averla materialmente realizzata con quel bricolage. 

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