Il tuo autista privato su richiesta, il vostro modo di muovervi in città. Ecco la presentazione di un’app che fa concorrenza ai tassisti: basta una prenotazione via smartphone e le «auto arrivano in qualunque posto tu voglia». Si chiama Uber, un’applicazione attiva in molti Paesi mentre in Italia la si sta sperimentando a Milano e Roma. Il funzionamento è semplice: si scarica, s’inseriscono i dati della carta di credito e, quando serve, si richiede l’auto. Dopo la corsa, il conto viene addebitato. A ben vedere nulla di originale. Analogo “servizio” è operativo, da almeno due anni, tra Sicilia e Nord Africa. In questo caso l’app si chiama... Italia: basta una telefonata degli scafisti e le navi col tricolore trasportano, fino ai nostri porti, migliaia di migranti. Solo quest’anno quasi 170mila, col saldo a spese dei contribuenti. Tutti profughi? Solo qualche migliaio: in realtà stiamo aiutando i “mercanti di carne umana” a svuotare l’Africa per “ripopolare” l’Italia. Fino a farla scoppiare. Il Governo continua ad allargare i cordoni della borsa e tace. Tanti italiani, invece, qualche dubbio lo hanno e forse gradirebbero chiarezza. Con quali modalità si controllano le frontiere marine e quanto dovrà durare il viavai nel Canale di Sicilia? Temiamo a lungo, perché l’Italia ha veicolato messaggi pericolosi: le frontiere sono spalancate; i soldi per l’accoglienza sono illimitati; pur se manca il lavoro si può vivere d’espedienti; nessun rimpatrio; si può tentare il passaggio nel resto d’Europa. Gli 887 migranti sbarcati ieri a Messina, in pieno inverno, sono le avanguardie dell’esodo biblico che investirà Sicilia e Calabria quando arriverà la bella stagione. Quanti saranno i nuovi “clienti” delle organizzazioni criminali nordafricane? Duecento-trecentomila? Comunque tanti da far saltare i precari equilibri del Paese, che ancora una volta si vedrà negata la solidarietà dell’Ue. Bruxelles, infatti, ha sempre stigmatizzato l’immigrazione senza regole, quella che alimenta il malaffare, quella che impoverisce l’Africa e, al contempo, crea malessere sociale nei Paesi d’arrivo. Più responsabile sarebbe aiutare questi popoli nelle patrie d’origine, attraverso l’Onu e la Chiesa che, pur se bersagliata (nell’indifferenza generale), non intende abdicare alla propria missione. Ma, forse, piacciono le emergenze che rendono milioni di euro, gli immigrati ai semafori o che si spezzano la schiena al seguito dei caporali. Solidarietà in salsa tricolore, certo indigesta per le conseguenze future.
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