Sabato 23 Novembre 2024

Nunziato Siracusa collabora con la giustizia

Duro colpo per la famiglia mafiosa dei “Barcellonesi”. Si allunga la lista dei collaboratori di giustizia, tanto che uno dei più temibili esponenti della criminalità organizzata, Nunziato Siracusa, 44 anni, inseparabile compagno di ventura del defunto boss Mimmo Tramontana e padrino delle nuove leve dell’organizzazione mafiosa, ha deciso di transitare nelle fila dei cosiddetti “pentiti di mafia”. La notizia del pentimento del boss che era stato condannato con sentenze definitive nella prima maxi-operazione antimafia “Mare nostrum”, e successivamente per le estorsioni a commercianti e imprenditori di Portorosa e Terme Vigliatore messe in atto sul finire degli anni ‘90, si è diffusa dopo che sono state prese le necessarie misure di sicurezza per la tutela dei familiari. Siracusa, al quale il pentito Santo Gullo attribuisce anche la partecipazione a numerosi delitti di mafia commessi negli anni ‘90, è ritenuto un elemento di rango della criminalità organizzata “Barcellonese”, tanto che gli stessi fratelli Ofria lo avevano accettato come cognato. Dalla collaborazione di Siracusa infatti gli inquirenti, i sostituti procuratori Angelo Cavallo e Vito Di Giorgio (nella foto), si aspettato importanti rivelazioni su fatti e misfatti commessi dalla famiglia mafiosa dei “Barcellonesi” fin dalla metà degli anni ‘80 ai nostri giorni. Non è un caso che Nunziato Siracusa, oltre ad aver condiviso latitanza e scorribande con l’i n s e p a r a b ile amico Mimmo Tramontana, sia stato condannato definitivamente per mafia in “Mare nostrum” e successivamente, oltre alle estorsioni commesse a Portorosa e Terme Vigliatore, abbia collezionato pesanti condanne confermate anche in appello nelle più recenti operazioni antimafia “Vivaio” dell’aprile del 2008 con la condanna confermata in appello a 12 anni di reclusione e “Mustra” sulle estorsioni commesse dalle nuove leve della mafia, scattata nell’aprile del 2012 a Barcellona e Terme Vigliatore nella quale ha collezionato con sentenza decisa in appello altri 10 anni di reclusione. 

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