Il pentito Carmelo D’Amico, ex capo del braccio armato della famiglia mafiosa dei “Barcellonesi”, nell’interrogatorio dello scorso 5 dicembre avvenuto nel carcere catanese di Bicocca, ha raccontato ai magistrati della Direzione distrettuale antimafia messinese, Angelo Cavallo e Vito Di Giorgio, delle estorsioni alle ditte che estraevano inerti destinati ai lavori del raddoppio ferroviario, Torre e Cogeca, e della suddivisione dei proventi tra i componenti della commissione che governava la famiglia mafiosa dei “Barcellonesi”, Pippo Gullotti, Sem Di Salvo e Giovanni Rao. «Ninai Torre – ha raccontato il pentito – non è stato un nostro associato, costui nel corso degli anni è stato sempre sottoposto ad estorsione da parte della nostra organizzazione mafiosa, ciò a partire dal 1990. Quando Ninai Torre operava con la sua ditta fu sottoposto ad estorsione da parte di Sem Di Salvo, Giuseppe Isgrò, Giovanni Rao e Carmelo Bisognano. Dico questo perché anch’io in qualche occasione mi sono recato da Torre insieme a costoro per questioni legate a questa estorsione ed ho assistito personalmente alla consegna di soldi a titolo di estorsione, in alcuni casi a Sem Di Salvo e in altri a Giuseppe Isgrò». Il pentito precisa che «quel denaro veniva corrisposto a titolo di estorsione sia per l’attività dell’impianto del Torre Antonino (detto Ninai, ndr) sia per la fornitura di materiale che costui effettuava nei confronti dell’Ira in occasione dei lavori per il raddoppio ferroviario». Le consegne di denaro «a cui ho assistito – precisa nel verbale il collaborante – si collocano tra gli anni 1991 e 1993». Da Ninai Torre il pentito racconta di essersi «recato anche successivamente alla scarcerazione avvenuta l’8 agosto 1995, riguardante la vicenda del triplice omicidio commesso ai danni di Geraci, Martino e Raimondi. Infatti, utilizzavamo quel luogo per incontrarci e parlare di fatti dell’organizzazione in quanto era posto a metà strada tra le abitazioni dei vari associati. Ricordo che un altro dei soggetti con cui spesso ci incontravamo era Nunziato Siracusa», quest’ultimo di recente è transitato nelle fila dei collaboratori di giustizia. E D’Amico descrive anche la suddivisione in parti delle estorsioni: «Il denaro provento di estorsioni corrisposto da Ninai Torre aveva la solita destinazione, ossia finiva a Giuseppe Gullotti, il quale poi lo consegnava a Ciccino Cambria (responsabile dell’autoparco comunale e fedele autista di taluni sindaci di Barcellona e considerato considerato il cassiere della mafia, ndr) che in quel periodo aveva la cassa delle estorsioni».