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TaoArte, verifica
su personale e debiti

di Mario Primo Cavaleri

Con una situazione giuridico-finanziaria rimasta nel limbo della precarietà, economica e organizzativa, “TaoArte” fa i conti con una quotidianità emergenziale. Da diversi anni si parla di costituire una Fondazione che veda insieme il Comune di Taormina, la Regione, la Provincia e la Città di Messina oltre a privati disponibili a far parte del nuovo ente. Non se ne è fatto nulla ma forse si è prossimi alla svolta perché l’assessore regionale al turismo Cleo Li Calzi è fortemente motivata a farla nascere. Ma spalancando gli occhi su vari aspetti, perché da oltre 15 anni si è proceduto alla carlona, con un “Comitato” che giuridicamente non si capisce bene cosa sia, pur drenando soldi pubblici sotto forma di contributo. Il primo punto è proprio quello della governance: la Regione che patrocina e basta, non intende più avallare e rimanere estranea.

Li Calzi ha chiesto da novembre la documentazione che arriverà solo domani: il segretario generale Ninni Panzera si recherà a Palermo a consegnarla. «Ma perché fare un viaggio, bastava che me la inviassero, magari un po’ prima; meglio se completa, non un elenco di nomi senza mansioni» commenta l’assessore.

Il fatto è che spente le luci della ribalta, non sempre i fornitori sono stati pagati, il bilancio è in profondo rosso, costellato da un numero imprecisato di decreti ingiuntivi per crediti non soddisfatti. A fronte dei tre milioni e mezzo ricevuti dalla Regione fino al 2012, le spese in passato sono state eccedenti, con la conseguenza di arretrati per un importo che supera i tre milioni, da qui il ricorso a un mutuo da spalmare in dieci anni.

Per rimediare, si accelera sulla Fondazione, che pure Li Calzi vuole ma non a scatola chiusa: prima dati e numeri, nero su bianco; capire la gravità delle falle di questa barca che impegna 13 unità a tempo indeterminato e sette stagionali, personale di cui non sono state specificate le funzioni; con debiti certi per tre milioni e mezzo e crediti incerti (Iva da incassare) di due milioni circa.

TaoArte è la casa madre in cui si inserisce Taormina FilmFest, calendario di manifestazioni gestite autonomamente dalla società di produzione di Tiziana Rocca, general manager cui si è affiancato nell’ultimo triennio, come direttore, Mario Sesti: un tandem segnato da incomprensioni (a quanto pare anche col segretario di TaoArte, Panzera), culminate nell’abbandono di Sesti.

Pure su questa kermesse si abbatte la forbice: fino all’anno scorso il festival ha ricevuto da TaoArte 400mila euro, sommetta che non solo non avrà più ma già da questa edizione, è Panzera a chiedere un congruo corrispettivo per ospitarlo.

Il sindaco di Taormina Eligio Giardina, per nulla entusiasta del programma della Rocca, commenta: «Troppa autoreferenzialità. Vabbene i nomi altisonanti della cinematografia, si è però snaturata la concezione del festival: scomparsa la competizione, non c’è una selezione di opere come avveniva in passato. Tante star e pochi contenuti identitari della manifestazione. Serve una rimodulazione, un’edizione nuova».

Messina, che alla rassegna internazionale ha dato i natali, è in grado di esercitare un ruolo o si tira fuori? Ripartita “dal basso” sarebbe ora che la città dello Stretto provasse a volare alto, altrimenti di metropolitano resterà solo il nome.

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Teatro Antico un gioiello da 800mila visitatori

Il Teatro Antico di Taormina, sito di punta dei Beni culturali, straordinario palcoscenico di tutte le manifestazioni di TaoArte, rende bene ma potrebbe dare di più con una gestione manageriale e pensata sui grandi numeri, pur nell’attuale condizione “condominiale”.

Le cose starebbero così: da un lustro la Regione lo ha “regalato” a TaorArte per il cartellone, da cui incassa una quota fissa; la gestione fa capo alla direzione del Parco archeologico di Naxos, mentre la tutela spetta alla Soprintendenza di Messina.

L’incasso degli spettacoli è gestito da TaoArte; gli incassi per le visite invece sono incamerati direttamente dai Beni culturali, ma solo da poco tempo perché prima lo sbigliettamento era delegato alla società esterna Nova Musa con la quale è in corso un contenzioso da 9 milioni.

Con la sua media di 800 mila visitatori l’anno (otto euro il biglietto), il teatro è un bancomat da oltre 5 milioni l’anno. Di questi tempi, mica male.

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