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Napolitano si è dimesso
Corsa alla successione

Giorgio Napolitano ha firmato la lettera di dimissioni. Lascia il Quirinale dopo quasi nove anni di mandato. Subito dopo si aprirà ufficialmente la corsa al suo successore, mentre il presidente del Senato Piero Grasso svolgerà per il tempo necessario le funzioni di capo dello Stato. Renzi auspica che il futuro presidente sia - ha detto - 'un arbitro di alto livello'.

Questa mattina al palazzo del Quirinale è stata ammainata la bandiera del presidente della Repubblica.

Il Pd ha riunito la segreteria e, al termine, la vicesegretaria del partito, Debora Serracchiani, ha fatto sapere che i Dem faranno incontri con tutte le forze politiche in vista dell'elezione del successore di Napolitano e ha confermato che si punta al quarto scrutinio per la fumata bianca. Renzi ha twittato#Grazie presidente. Poi l'annuncio: a fine mese il successore.

Il presidente della Bce, Mario Draghi, citato a più riprese nel toto-nomi del Colle è tornato a chiamarsi fuori dalla partita. "È un grande onore naturalmente per me essere preso in considerazione - ha detto in una intervista alla Zeit - ma non è il mio lavoro".

Napolitano e il 'ritorno a casa'

"Certo che sono contento di tornare a casa!". C'è un che di liberatorio in questa ammissione che Giorgio Napolitano ha consegnato ieri con franchezza ad una bambina che a piazza del Quirinale con candore gli chiede se non gli dispiacesse un po' lasciare un così bel palazzo. Il presidente della Repubblica uscente non ha mai nascosto il peso dell'età e le difficoltà crescenti a portare avanti i "gravosi" compiti richiesti dalla guida del Quirinale e spiega con semplicità che al palazzo dei papi "sì, si sta bene, e' tutto molto bello ma si sta troppo chiusi, si esce poco". "Quasi una prigione", aggiunge forse pensando alla sua amatissima casa al rione Monti dove rientrerà finalmente oggi dopo quasi nove anni passati al Colle. E a Monti (pochi passi dal Quirinale) sarà festa per il rientro del vicino illustre.

E' stato il presidente delle riforme a tutti i costi, elegante e "pignolo", come egli stesso ha confermato. Attento ad ogni dettaglio, lavoratore instancabile, profondo conoscitore della vita parlamentare e delle dinamiche politiche dell'intera storia repubblicana, Giorgio Napolitano domani firmerà di suo pugno le dimissioni che poi viaggeranno, portate personalmente dal segretario generale Donato Marra (per nove anni l'ombra del presidente), tra il Senato, la Camera e palazzo Chigi. E il suo ultimo messaggio agli italiani non poteva che essere nel solco del suo granitico "credo": unità del paese e riforme. Gli italiani, ha ripetuto stamattina, siano "sereni" per il futuro e soprattutto "molto consapevoli della necessita', pur nella liberta' di discussione politica e di dialettica parlamentare, della necessita' di un Paese che sappia ritrovare, di fronte alle questioni decisive e nei momenti piu' critici, la sua fondamentale unita'". (ANSA)

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