Lunedì 18 Novembre 2024

In ritardo su Barcellona e Saponara

 Allontanare la minaccia del fango, chiudere il capitolo delle emergenze e riprogrammare puntando sulla prevenzione. In un'ora circa di colloquio con tecnici e dipendenti dell'ufficio provinciale della Protezione civile di Messina, l'assessore regionale all'Ambiente, Maurizio Croce, ha tracciato le linea guida della sua azione amministrativa, soffermandosi sul dissesto idrogeologico ma non solo. Bruciano ancora le ferite per i “colpi” inferti da alluvioni e frane. Gli interventi sono serviti parzialmente a dare serenità e sicurezza in alcune zone, in altre, tolto “l'immediato”, sono rimasti i segni e la desolazione: «Sul fronte Giampilieri-Scaletta e San Fratello posso confermare che i lavori sono stati completati all'80%. Siamo realmente indietro per quanto riguarda Barcellona e Saponara, un ritardo legato alle poche ricorse disponibili. Purtroppo siamo coscienti che l'unica fonte di finanziamento è quella comunitaria, bisogna aspettare e vigilare sulla nuova dotazione 2014-2020. I progetti in molti casi sono pronti ma manca la “cassa”». Difficilmente si sbloccherà qualcosa prima di giugno, dunque non resta che incrociare le dita e sperare che acquazzoni e nubifragi stiano lontano dalle nostre latitudini. Certo non si dormirà, ma è evidente che senza finanziamenti si può far poco. E comunque, una volta aperti, i cantieri non verranno chiusi prima di due-tre anni. Croce ha ribadito l'importanza di concentrarsi anche sulla “gestione del rischio”: «Il Ministero dell'Ambiente ha attivato una banca dati che le amministrazioni comunali, ma anche gli organi regionali e la protezione civile, possono alimentare sulla base delle richieste di intervento e dei pericoli riscontrati a seguito di sopralluoghi. Uno strumento molto importante». In mattinata Croce ha incontrato a Palazzo Zanca il sindaco Renato Accorinti, per parlare della riapertura del Porto di Tremestieri ma anche del piano di protezione civile: «Ho trovato un amministratore operativo, è al corrente di ciò che deve essere fatto». Mappe e strumenti in dotazione alla protezione civile sono in constante aggiornamento, ed è l'unico modo per farsi trovare pronti quando le emergenze chiamano. «Il lavoro non può dirsi mai concluso perché tutte le volte che si verifica un nuovo fenomeno o viene “avvertito” un segnale rilevante, immediatamente ci attiviamo e il quadro viene arricchito - ha spiegato il capo della protezione civile regionale, Calogero Foti, presente accanto a Croce -. Stiamo procedendo all'elaborazione di programmi per settore e tipologia del rischio per intercettare altre risorse utili all'attività che svolgiamo». Non possono bastare i singoli progetti: «Parlare di progettazione senza piani di protezione civile in grado di individuare con esattezza gli scenari dei rischi non ha senso», ha proseguito Foti. Un cambio di mentalità che deve investire tutti gli interpreti: «I piani di protezione civile non possono essere disgiunti da piani urbanistici e particolareggiati. Serve poi un'adeguata campagna di informazione e la partecipazione della popolazione», ha aggiunto Foti, chiedendo un supporto degli organi politici per una esercitazione sul rischio sismico a Messina. «Da diversi anni, grazie anche all'impegno dell'ing. Rizzo, vengono organizzati appuntamenti nelle forme dell'addestramento. Bisogna andare oltre coinvolgendo tutta la cittadinanza, che deve sapere esattamente cosa fare. Anche per ciò che concerne il rischio tsunami nello Stretto». Durante il confronto Croce ha dedicato spazio alla stabilizzazione del personale precario della protezione civile: «E' un problema che riguarda tutti i dipartimenti regionali, anche se in questo caso ci troviamo di fronte a lavoratori fortemente specializzati - ha spiegato -. E' nell'intenzione dell'esecutivo regionale svecchiare e dare stabilità a chi lavora efficientemente. Ma il percorso passa da tanti ostacoli». 

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