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Shoah, i disabili
e lo sterminio dimenticato

70 anni dopo la liberazione di Auschwitz, nel Giorno della Memoria c'è un altro sterminio da ricordare: la pagina dolorosa e poco sconosciuta dell'Aktion T4, il nome del progetto nazista di eliminazione di disabili e malati mentali. 300 mila persone. Fu una sorta di mostruosa prova generale della Shoah, realizzata in nome della purezza della razza e del risparmio di risorse economiche, ebbe inizio prima dei campi di concentramento e terminò addirittura dopo la liberazione. Partendo dai questi angoscianti fatti storici, si apre a Trento il 27 gennaio (fino al 3 febbraio) nella Sala della Tromba, la mostra 'Perché non avvenga mai più ricordiamo', realizzata dalla Anffas Trentino Onlus che mette al centro il tema dell'eugenetica, della scienza, dell'etica e delle politiche del potere. Nelle motivazioni che portarono prima alla sterilizzazione forzata, poi direttamente all'uccisione dei disabili, si trova, nei documenti di quegli anni, l'assurda giustificazione a tale aberrazione: il Governo di Hitler poté concepire un simile piano perché quelle idee poggiavano su basi scientifiche, politiche e culturali diffuse all'epoca in Paesi civilissimi. Le uccisioni, gli esperimenti, le sofferenze inflitte ai malati mentali non furono opera delle SS e di fanatici nazisti, ma di illustri psichiatri che avevano portato la psichiatria tedesca ai vertici mondiali prodigandosi per migliorare le condizioni dei manicomi e dei malati e fu opera di medici di famiglia, di direttori di ospedali, di infermieri che si trasformarono in aguzzini dei loro pazienti. Nello sterminio dei disabili due episodi coinvolgono l'Italia. Il primo riguarda la deportazione di pazienti ebrei ricoverati negli ospedali psichiatrici di San Servolo e San Clemente a Venezia. Il secondo riguarda l'ospedale psichiatrico di Pergine Valsugana. Nel lungo e prezioso lavoro di ricerca condotta dal prof. Michael Von Cranach negli archivi dell'ospedale psichiatrico di Kaufbeuren, sono state ritrovate delle lettere che erano state gelosamente custodite da un dipendente fino alla sua morte. Esse costituiscono un'agghiacciante testimonianza di esperimenti medici fatti su alcuni bambini che facevano parte di un gruppo di 400 pazienti italiani di madrelingua tedesca che, per un accordo tra i due governi, dall'ospedale psichiatrico di Pergine furono mandati in Germania dove morirono nei centri di uccisione del programma di eutanasia. Alcuni finirono nell'ospedale psichiatrico di Kaufbeuren dove era direttore il dott. Faltlhauser. A lui si rivolse il diretto di un istituto di cura pediatrico, il dott. Hensel, per chiedere il permesso di provare un nuovo vaccino di sua invenzione contro la tubercolosi su un gruppo dei suoi piccoli pazienti. Alla fine di novembre del 1942 ne furono vaccinati 11. Il carteggio tra i due medici analizza meticolosamente le reazioni di queste cavie. Nessuna sopravvisse.

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