Papa Francesco abbatte un altro tabù. Sabato scorso, infatti, il Pontefice ha ricevuto in udienza privata in Vaticano un transessuale spagnolo, accompagnato dall'attuale fidanzata. A riferirlo è stato il giornale iberico Hoy, secondo cui il transgender, Diego Neria Lejarraga, 48 anni, nato donna e sottopostosi otto anni fa ad un'operazione per il cambio di sesso, aveva scritto tempo fa al Papa denunciando di essere stato emarginato dalla Chiesa nella sua città di Plasencia, in Estremadura. Bergoglio gli avrebbe quindi telefonato due volte in dicembre e sabato l'ha ricevuto nella sua residenza, a Casa Santa Marta. Interpellate sulla vicenda, le fonti ufficiali vaticane non hanno rilasciato commenti. Nella sua lettera al Papa - secondo quanto da lui riferito al quotidiano spagnolo - Neria, credente e praticante fin dall'infanzia, lamentava che, dopo essersi sottoposto all'intervento per il cambio di sesso, nella sua città in Estremadura era stato respinto da componenti della parrocchia da lui frequentata, e che il parroco l'aveva persino chiamato "la figlia del diavolo". Dopo aver scritto al Papa, una prima chiamata del Pontefice gli arrivò il giorno dell'Immacolata e una seconda nei giorni precedenti il Natale, quando Francesco lo invitò a recarsi in Vaticano con la fidanzata. L'incontro, strettamente privato, è quindi avvenuto sabato, alle cinque del pomeriggio. "Mai prima avrei osato, ma con papa Francesco sì; dopo averlo ascoltato in molti interventi, ho sentito che mi avrebbe ascoltato", ha detto Diego, che dopo il cambio di sesso aveva fortemente sofferto il rifiuto sociale e la condanna e l'impedimento della Chiesa. "Come osi venire qui con la tua condizione? Non sei degno", gli dicevano alcuni alla messa, quando era tornato in chiesa al suo paese. "Tu sei la figlia del diavolo", sentì per strada un giorno per bocca di un sacerdote. Fu così che alla fine decise di mandare una lettera al Papa. E lo ha fatto pensando anche al tramite del vescovo di Plasencia, mons. Amadeo Rodríguez Magro, presso cui ha trovato negli ultimi tempi incoraggiamento, conforto e sostegno. Grande è stata la sorpresa, poi, nel ricevere la telefonata del Pontefice. "La prima chiamata era già molto più di quanto mi aspettassi - racconta -; la seconda seguì senza che neanche ancora credessi a quello che mi stava capitando, perché so che il mio caso è niente, ci sono così tante persone che soffrono in questo mondo che non merito l'attenzione del Papa". Ma era a lui che, nella lettera, Diego aveva esposto i suoi dubbi e le sue speranze. A lui aveva chiesto perché la Chiesa lo rifiuta, perché non può essere un cattolico praticante, perché deve aver paura di fare la comunione, perché non può sentirsi parte della comunità, perché non può trovare un pastore. E papa Bergoglio a tutto questo ha voluto rispondere personalmente abbracciando Diego in Vaticano, insieme con la donna con cui presto il 48/enne formerà una famiglia. Francesco, che a Buenos Aires il venerdì Santo lavava i piedi anche ai transessuali, ancora una volta supera ogni pregiudizio e impedimento. Il suo spirito di "accoglienza" e di apertura è per una Chiesa che si china sulle ferite del mondo, che non può e non deve essere una "dogana della fede", come più volte ha detto ai suoi sacerdoti e vescovi. "Chi sono io per giudicare?", ha detto una volta a proposito dei gay. E la sua Chiesa non chiude le porte neanche a chi, per il disagio di un corpo che non sentiva suo, ha scelto con sofferenza di cambiare sesso.