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Tumori per sfortuna?
Divampa la polemica

A poche settimane dalla pubblicazione della ricerca che metteva in campo la 'sfortuna' parlando delle cause dei tumori, e dopo diverse proteste arrivate sui quotidiani dal mondo scientifico, la rivista Science pubblica cinque lettere molto critiche e la risposta degli autori dello studio, Cristian Tomasetti e Bert Vogelstein, della Johns Hopkins University.

Le lettere contestano l'uso del termine 'sfortuna' nel presentare un lavoro scientifico e giudicano ''pericolosamente fuorvianti'' sia alcune conclusioni sia il modo in cui la ricerca è stata riportata dai media. In entrambi i casi, infatti, è stato sottovalutato il ruolo della prevenzione e dei fattori ambientali che possono contribuire a scatenare i tumori.

Il gruppo coordinato da Nicholas Ashford, del Massachusetts Institute of Technology (Mit), per esempio, rileva che molte forme di tumore sono causate da un processo che comprende due fasi: l'inizio delle mutazioni genetiche ed una successiva serie di errori genetici. Ashford riconosce come indubbiamente corretta l'osservazione fondamentale fatta nell'articolo di Tomasetti e Vogelstein, relativa al fatto che la replicazione degli errori avvenga con un ritmo differente nei diversi tessuti.
Tuttavia, osserva, ''le mutazioni e gli errori nella divisione delle cellule non sono dovute al caso, ma spesso sono scatenate da fattori esterni, come virus, inquinamento, obesità, infiammazioni''.

Lo studio indicava che solo un terzo dei tumori sarebbe dovuto a fattori ereditari e ambientali, mentre nella maggior parte dei casi sarebbe stata un questione di 'sfortuna'. Venivano cioè etichettate così mutazioni casuali del Dna delle cellule staminali.

Commentando la vicenda, il direttore dell'Istituto 'Mario Negri' di Milano, Silvio Garattini, giudica ''inaccettabile'' il termine 'sfortuna' in quanto non è utilizzato nel linguaggio dalla scienza. Inoltre, aggiunge, "le mutazioni ora definite casuali potrebbero essere dovute a cause, magari proprio fattori ambientali, che noi non conosciamo ancora". Garattini ha inoltre individuato nella ricerca anche alcune debolezze dal punto di vista scientifico: non tiene conto di tumori molto comuni, come quelli di seno e prostata, nè si considera la diversa incidenza sulla popolazione di forme delle diverse forme di tumore.

Positiva la reazione di Tomasetti e Vogelstein alle tante critiche della comunità scientifica. I due ricercatori che hanno chiamato in causa la 'sfortuna' accettano i commenti come un sano e intelligente dibattito sulle cause del cancro. Quando si affronta questo tema, rilevano, è cruciale comprendere quale sia la causa delle mutazioni responsabili dei tumori. Le cause ambientali e i fattori ereditari, osservano, sono da tempo noti. La terza causa, cioè le mutazioni che compaiono durante le divisioni delle cellule staminali in assenza di fattori esterni, era nota, ma la sua importanza non era stata mai misurata. ''Noi - concludono - abbiamo mostrato il ruolo sorprendentemente grande di queste mutazioni nella genesi del cancro''.

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