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Isis, l'unica speranza è l'Egitto

                                                                                                 di Piero Orteca

 

Toh! Finalmente se ne sono accorti. Distratti dal caravanserraglio della politica italiana, finora i ministri “de noantri” probabilmente avevano pensato che il “Califfo”, al secolo Abu Bakr al-Baghdadi, fosse come il “Feroce Saladino”: una mitica figurina di cui tutti parlavano ma che nessuno aveva mai visto (e né, detto tra noi, preso tanto in considerazione). In fin dei conti, le teste cadevano lontano e con quattro “blablabla” di circostanza, sulla solidarietà tra i popoli e sulla necessità di “esportare” e reimpiantare la democrazia (manco si trattasse di lavandini) i politicanti sbarcavano il lunario. Ora che però l’IS assedia la Libia, il vento è girato. I direttori d’orchestra che suonavano le flautate melodie della libertà sono scappati, tromboni al seguito, con tutti i musicanti, mentre i professoroni che ci governano con gran sussiego dimostrano, ancora una volta, di non averci capito la classica mazza. In compenso, adesso che il terribile capo dello Stato Islamico prende a pedate lo scassatissimo portone di casa nostra, i dibattiti, le dotte disquisizioni e i capelli spaccati in quattro si sprecano. Non solo. Ma chi fino a ieri ronfava, oggi, pervaso dal sacro fuoco dell’orgoglio patrio, straparla e minaccia sfracelli. In cotanto “hellzapoppin” strategico, l’unica cosa dritta fra mille cose storte l’ha fatta Renzi, inventandosi un formidabile dietrofront, degno della Linea del Piave dopo Caporetto e frenando violentemente su un eventuale intervento, col rischio di spiattellare i copertoni. In sostanza, il premier ha messo la mordacchia ai certi suoi ministri, che avevano scambiato la Libia per il Monte Grappa. A questo punto, resettiamo i cervelli. L’Afghanistan non è la Cirenaica, il “Califfo” non è bin Laden, l’Onu ha tempi d’intervento biblici, 5 mila soldati bastano solo per fare la guardia alle fermate dell’autobus, l’Europa se ne strafrega di noi e, per quanto riguarda la sua “ministra”, l’italiana Mogherini, alzi la mano chi l’ha mai sentita nominare. Resta solo la Nato. Ma quelli fanno le guerre che convengono esclusivamente agli Stati Uniti. L’unica speranza è che l’Egitto, più inguaiato di noi, sfrutti il suo notevole peso contrattuale in campo internazionale per coalizzare un solido fronte anti-“Califfo”.

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