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Allarme attentati
ai magistrati di Palermo

L'ultimo allarme arriva da un anonimo. Come altre volte pieno di dettagli. La sicurezza di alcuni magistrati palermitani sarebbe a rischio. Armi ed esplosivo sarebbero pronti per colpire gli obiettivi nei luoghi da loro frequentati abitualmente. Secondo indiscrezioni non si farebbero riferimenti a persone specifiche, ma la segnalazione sarebbe precisa. Tanto da indurre gli investigatori a mettersi subito a caccia. Ad alimentare la tensione, in un palazzo di giustizia che da mesi è più che mai blindato, sarebbero state le rivelazioni di un confidente che avrebbe in qualche modo confermato quanto indicato nell'anonimo. L'attenzione degli inquirenti si è concentrata attorno al pm Nino Di Matteo, pubblica accusa e anima del processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia e oggetto di diverse intimidazioni e dei minacciosi strali del boss Totò Riina, sorpreso dalle "cimici", piazzate in carcere, a progettare la morte del magistrato. Recentemente, poi, il neopentito Vito Galatolo ha raccontato di un piano per uccidere il pm e di un carico di tritolo già acquistato. Dopo l'anonimo, secondo indiscrezioni gli investigatori starebbero setacciando, anche utilizzando tecnologie sofisticate, una serie di luoghi frequentati da alcuni pm, tra i quali anche circoli ricreativi della città. Dell'ultimo allarme si è occupato il Comitato provinciale per l'ordine e la Sicurezza pubblica che si è svolto ieri in Prefettura. Nel corso della riunione, già fissata da settimane, si è tornati anche a parlare delle misure di protezione decise per tutelare Di Matteo a cui, comunque, è già stato assicurato il massimo livello di vigilanza. La sicurezza delle toghe palermitane è anche uno dei passaggi della relazione annuale della Dna illustrata ieri. Dall'enorme numero di intimidazioni e avvertimenti subiti da giudici e pm la Direzione Nazionale Antimafia deduce "l'esistenza di una strategia criminale volta a destare allarme ed assai probabilmente a tentare di condizionare lo svolgimento delle attività investigative e processuali della magistratura del distretto di Palermo". Il riferimento è alle intercettazioni delle conversazioni di Riina, con il compagno di carcere Alberto Lorusso, fitte di minacce a Di Matteo. Ma non solo. Da tempo infatti in Procura arrivano anonimi ben informati, la cui provenienza non è stata ancora chiarita, con i quali i magistrati vengono messi in guardia su attività di spionaggio messe in atto ai loro danni. Responsabili sarebbero esponenti delle forze dell'ordine che agirebbero su input di soggetti non precisati. Sugli anonimi indaga la Procura di Caltanissetta, competente per legge quando parti lese sono magistrati palermitani: nell'inchiesta che prende il via dal cosiddetto "protocollo fantasma", una delle denunce piene di particolari in cui si sostiene che Di Matteo sarebbe spiato, è finita anche una lettera recapitata nei mesi scorsi al pg Roberto Scarpinato. Un documento inquietante, zeppo di riferimenti specifici a indagini condotte dal magistrato che, per gli inquirenti, non sarebbe stato scritto da mano mafiosa, ma da soggetti vicini ad ambienti istituzionali.(ANSA)

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