Gli sforzi dell'Italia sui conti pubblici nel 2015 sono stati considerati "sufficienti" dalla Commissione europea che ha quindi deciso di non avviare una procedura per deficit eccessivo. Lo ha detto il commissario per gli Affari economici e finanziari Pierre Moscovici, aggiungendo che "al governo italiano, come a quello belga, abbiamo inviato una lettera in cui si ricorda che devono essere fatti sforzi per ridurre il debito".
Il rispetto della "regola del debito", ovvero la riduzione drastica in un percorso che sarebbe dovuto cominciare quest'anno, sarebbe stato impossibile nell'attuale situazione economica. Il piano di riformeelaborato dal governo italiano, compresa quella del lavoro (il "jobs act") e' stato valutato dalla commissione europea come "sufficientemente consistente" ha precisato Moscovici, ricordando che le decisioni di oggi, in particolare quella di promuovere la legge di stabilita' italiana e di non avviare la procedura per deficit eccessivo, "sono state prese allo stesso tempo sugli impegni per i conti pubblici, l'attuazione delle riforme e l'andamento del debito".
Definendo "sufficienti" gli sforzi di bilancio del governo italiano per il 2015, la Commissione europea ha alla fine dato il suo via libera alla legge di stabilita' che il governo ha varato nell'autunno scorso.
Inizialmente, in novembre, l'esame del provvedimento, previsto in forma preventiva dalle norme del "semestre europeo", introdotte dopo la crisi del debito sovrano, era stato rinviato, come per le leggi di bilancio 2015 di Francia e Belgio, in attesa di verificare i conti sulla base delle nuove previsioni economiche (diffuse all'inizio di questo mese dalla Commissione), dell'attuazione effettiva delle riforme, e tenendo conto anche della nuova interpretazione della flessibilita' contenuta nelle norme del Patto di stabilita' e crescita.
In questo documento, elaborato dall'esecutivo di Bruxelles nello scorso gennaio, si sancisce la necessita' di tener conto della situazione economica nei paesi, stabilendo fra l'altro che la riduzione del deficit eccessivo deve essere legata al criterio dell'"output gap", ovvero la differenza fra la crescita potenziale e quella reale, che nel caso dell'Italia e' negativo.
Un altro fattore di flessibilita' e' l'effettiva attuazione delle riforme nazionali, che consente una momentanea deviazione dagli obiettivi di bilancio, e il terzo riguarda invece la possibilita' di investire per la crescita senza che questo pesi sull'indebitamento dei paesi. (AGI) .