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Lega, Zaia correrà
in Veneto

A quanto si è appreso, a riunione ancora in corso, il Consiglio federale della lega ha ratificato all' unanimità la candidatura di Luca Zaia a presidente del Veneto.

Resa dei conti nella Lega. Dopo le tensioni dei giorni scorsi, oggi il consiglio federale del Carroccio è chiamato a pronunciarsi sul 'caso' veneto che ha visto contrapposti da un lato il leader Matteo Salvini e il governatore Luca Zaia e dall'altro il sindaco di Verona, Flavio Tosi, che ha ventilato una sua possibile candidatura contro Zaia alle regionali. Un appello all'unità arriva da Roberto Maroni. "La situazione - sottolinea - non è facile ma complicata: confido nella saggezza di tutti, perché l'obiettivo di tutti deve essere vincere in Veneto, non creare problemi". "Mi aspetto - ha concluso - la responsabilità di tutti per trovare una soluzione". 

Alla riunione Salvini farà un bilancio a mente fredda della manifestazione di ieri a piazza del Popolo contro il Governo Renzi. E dovrà affrontare subito, forse in maniera definitiva, il caso delle Regionali in Veneto.

Ieri, in ambienti della Liga, sarebbe fra l'altro emersa l'ipotesi della nomina di un commissario di fiducia che trovi una sintesi fra Luca Zaia e Flavio Tosi sulle liste e le candidature.

"Si chiarirà - dice Salvini all'Ansa - ma già ieri in piazza mi sembra che si sia chiarito chi sarà il candidato governatore e chi deciderà". Tradotto: Luca Zaia è stato l'unico dirigente leghista a parlare dal palco oltre allo stesso Salvini. E Flavio Tosi, pur mischiato fra i militanti in piazza, ha detto che se non si vuole la rottura sarà il Consiglio nazionale veneto ad avere l'ultima parola sulle liste, "come da Statuto".

Si vedrà oggi se questo schema reggerà, anche perché Salvini oggi preferisce non entrare nel merito. A lui tocca un compito difficile: quello di riportare la pace tra Zaia e Tosi per evitare spaccature pericolose nel partito. Ed è proprio a questo che punterebbe l'ipotesi che si sta facendo strada di un commissariamento, cioè di un uomo terzo di sua fiducia che potrebbe gestire la fase delle elezioni regionali. Ma il leader del Carroccio in queste ore sta riflettendo ancora sulla giornata di sabato. Sui giornali, la calata leghista a Roma è stata in generale descritta come la ribalta di un leader neo-grillino davanti a una piazza troppo spostata a destra. Lettura condivisa anche da quelli che in FI, come Giovanni Toti e Mariastella Gelmini, chiedono al segretario della Lega di abbandonare l'estremismo se ha davvero a cuore la ricostruzione di un centrodestra vincente. Salvini risponde di non curarsi di queste critiche.

"Sono felicissimo - ribadisce dopo aver lasciato Roma - ho ricevuto moltissimi messaggi dei cosiddetti moderati che, se potessero, ci andrebbero anche più pesante. Ho sentito agricoltori, notai, anche qualche amministratore romano che mi hanno ringraziato per la nostra educazione". Per Salvini, insomma, non è un problema l'aver portato in piazza anche l'estrema destra, ma il vero risultato è di aver dimostrato "che c'è qualcuno che fa davvero l'opposizione a Renzi". A Toti, il consigliere politico di Silvio Berlusconi, che ha sostenuto che "copiando Grillo finirà per condannarsi alla stessa irrilevanza politica del M5S", il segretario leghista ribatte in modo secco. "Io voglio parlare di contenuti - dice - e al di là delle polemiche vorrei sapere se FI condivide o meno le proposte della Lega su euro, lavoro, agricoltura: se non le condividono, peggio per loro, perché i loro elettori sì".

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