Colloquio di circa un'ora tra il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e il premier Matteo Renzi che è salito al Colle per un faccia a faccia dopo le dimissioni del ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi. Il presidente del Consiglio dovrebbe chiedere al capo dello Stato di assumere un breve interim per valutare al meglio la scelta del prossimo ministro.
Il ministero delle Infrastrutture oggi passerà ufficialmente nelle mani del premier Matteo Renzi. Il presidente del Consiglio non ha infatti intenzione di riempire subito la casella della squadra di governo lasciata libera da Maurizio Lupi ma di riflettere almeno qualche giorno sul da farsi. Dunque è salito al Colle per prendere l'interim del dicastero, che però non dovrebbe durare a lungo. In attesa del mini rimpasto, i cui tempi saranno proprio al centro del colloquio con il Capo dello Stato, il totoministri continua a registrare in pole position l'attuale Sottosegretario a Palazzo Chigi Graziano Delrio.
Ma, sia pur nel quadro di un interim breve, il premier si concenterà nei prossimi giorni- si sottolinea in ambienti di governo - più che sull'identikit del nuovo ministro sulle cose da fare, sull'agenda di quel dicastero. Alla guida del ministero di Porta Pia, che gestisce una partita chiave come quella degli appalti, il premier è comunque determinato a piazzare un politico, scelto all'interno della cerchia a lui più vicina.
Qualora la scelta cadesse su Delrio, anche se al momento la situazione sembra essere ancora molto fluida, sarebbe necessario risolvere la questione legata alle deleghe del Sottosegretario, in particolare quelle relative alla gestione dei fondi europei. Una competenza, quest'ultima, che potrebbe essere affidata a uno degli altri sottosegretari alla presidenza o al futuro ministro degli Affari Regionali, si ragiona, la cui poltrona potrebbe essere assegnata all'esponente Ncd Gaetano Quagliariello.
Se alla fine Delrio restasse invece al suo posto, fra gli altri nomi sui cui si ragiona restano quello della vicesegretaria del Pd Deborah Serracchiani (attuale Governatrice del Friuli e la cui nomina a Roma comporterebbe anche nuove scelte per la regione). L'unico 'tecnico' che potrebbe entrare nella rosa potrebbe essere il superconsulenteAndrea Guerra. Altra ipotesi ancora in campo, anche se con chance più basse di successo, quella di spacchettare lo stesso ministero delle Infrastrutture, sottraendo la struttura di missione, che decide gli appalti, consegnandola nelle mani di Palazzo Chigi. Ciò che è certo, e di cui anche la presidenza del Consiglio è consapevole, è che il ministero che è stato guidato in questi mesi da Maurizio Lupi ha un ruolo chiave, a maggior ragione alla vigilia dell'Expo', e che quindi appare difficile che l'interim del premier possa durare a lungo. E proprio di tempi discuteranno domani Renzi e Mattarella, quando il presidente del Consiglio salirà al Colle per far controfirmare al Capo dello Stato le dimissioni di Lupi e lo stesso interim.
Escluso comunque che il restyling della squadra di governo possa riguardare anche i sottosegretari indagati. Renzi infatti ha spiegato di non aver alcun intenzione di cambiare la rotta all'insegna del garantismo tenuta fin qui, sottolineando come la scelta delle dimissioni di Lupi sia legata esclusivamente a ragioni di opportunità politica.
Alfano, no ad altre dimissioni ma rivedere intercettazioni - No ad altre dimissioni, ma occorre "accelerare" sulla legge di riforma del processo penale che prevede anche la riforma delle intercettazioni. Lo afferma in un' intervista alla Stampa il ministro dell'Interno Angelino Alfano, sottolineando che non è nell'interesse del premier Matteo Renzi ridimensionare un partito come Ncd. "Il presidente del Consiglio non ha mai chiesto le dimissioni del ministro Lupi - spiega Alfano -, che spontaneamente ha deciso di dimettersi. Noi non chiederemo le dimissioni dei sottosegretari". Tuttavia "mi pare evidente - sottolinea - che la pubblicazione di intercettazioni può creare una bolla mediatica da cui diventa difficilissimo uscire. Occorre quindi accelerare su quella legge di riforma del processo penale, che prevede al suo interno la riforma delle intercettazioni, che il governo ha approvato a suo tempo e che ora pende alla Camera". Alfano respinge le critiche di Salvini, "non accetto lezioni da uno che è stato definito 'un Caino' da Tosi", e di Maroni, che "non ha speso una parola a favore del suo 'amico' Tosi quando Salvini ha stracciato quel patto". "Non credo che sia nell'interesse della maggioranza, e dello stesso Matteo Renzi, ridimensionare un partito come il nostro, serio, affidabile, e che porta i risultati a casa".