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Verzera: il Muos
comune struttura abusiva

muos sicilia

di Nuccio Anselmo

Ci sarebbero altri indagati nella storia del Muos di Niscemi, che ieri è finito nuovamente sotto sequestro dopo la “prima volta” del 2013. Indagati che sarebbero stati iscritti di recente in un fascicolo penale legato alla sua realizzazione e gestito dalla Procura di Caltagirone. È questa la clamorosa indiscrezione nella giornata in cui praticamente in tutto il mondo è rimbalzata la notizia dei sigilli alla struttura militare americana.

Procuratore Verzera, quali sono stati i presupposti giuridici che l’hanno portata a richiedere questo clamoroso sequestro?

«Il Tar di Palermo nel 2015 ha annullato i provvedimenti autorizzativi che avevano consentito la realizzazione di quesa struttura nel comune di Niscemi. Struttura che ricade in una zona che è riserva naturale e quindi con divieto assoluto di edificabilità, anche per finalità di carattere militare. Già in precedenza nel 2013 era stato disposto il sequestro dell’impianto ma il Tribunale della Libertà di Catania, ritenendo legittime le autorizzazioni concessorie aveva annullato il provvedimento di sequestro con conferma da parte della Cassazione, dopo il ricorso interposto dal procuratore del tempo, il dott. Francesco Paolo Giordano. Quindi nel momento in cui il Tar di Palermo ha annullato i provvedimenti autorizzatori, il Muos è privo di concessione ed è da ritenersi a tutti gli effetti abusivo. Per queste ragioni nel momento in cui ho letto in maniera approfondita e studiato la sentenza del Tar e l’intero incartamento processuale, ho ritenuto doveroso, e dovuto, reiterare la richiesta di sequestro preventivo, perché la situazione processuale era modificata».

Lo ha fatto soltanto come “atto dovuto” o ci sono dei risvolti penali nella vicenda?

«Si, nel senso che noi procediamo per una costruzione abusiva in un sito ove non è possibile edificare in alcun modo».

Ma ci sono altri profili penali che state valutando, per esempio in relazione ad una possibile lesione giuridica del diritto al bene comune “salute”?

«Su questo non posso risponderle, ci sono al momento indagini in corso, su cui non posso dirle nulla».

Quindi è anche ipotizzabile che lei abbia aperto un fascicolo con delle ipotesi di reato legate alla costruzione del Muos o alla sua operatività?

«Posso solo dirle che l’indagine è partita già da anni e noi continuiamo a monitorare la situazione al fine di verificare l’impatto ambientale che una struttura di siffatta portata possa avere sulla incolumità della popolazione residente».

L’ufficio stampa stazione aeronavale della Marina Usa di Sigonella, ieri ha diffuso un comunicato nel quale si dice, cito testualmente, che “ripetuti studi effettuati dalle autorità sanitarie italiane competenti hanno dimostrato l’assenza di rischi ambientali e alla salute collegati a questa installazione”. Lei su questo punto cosa ci può dire?

«Stiamo verificando anche questo, posso soltanto dirle, tenuto conto che il provvedimento di sequestro riguarda in atto un reato di costruzione abusiva, se effettivamente corrisponde al vero che la struttura in sequetro possa avere degli effetti inquinanti sul territorio».

Oltre agli indagati iniziali del 2013 si può quindi ipotizzare di nuove iscrizioni per esempio tra amministratori pubblici ed esponenti politici regionali?

«Ovviamente non posso risponderle, si tratta di un fascicolo in fase di indagini».

Adesso questa storia come finirà?

«Le posso soltanto dire che una volta insediatomi a Caltagirone ho avuto cura di attenzionare le vicende processuali più rilevanti e dopo, come detto, la sentenza del Tar ho ritenuto che fosse assolutamente doveroso per l’ufficio avanzare una richiesta di sequestro».

Procuratore, sul Cara di Mineo lei sta gestendo un altro fascicolo scottante...

«Guardi, su questo posso soltanto dirle che stiamo lavorando in maniera molto intensa su quella che è una emergenza di non poca portata, tenuto conto che presso il Cara di Mineo sono spitati circa 4000 migranti. Una struttura che è la più grande di tutta l’Europa».

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