«La verità va detta tutta: quel versante franato che ha distrutto il viadotto dell’autostrada Palermo-Catania poteva essere messo in sicurezza, e Anas e Regione potevano e dovevano intervenire già dieci anni fa e nessuno lo ha fatto. Nemmeno a noi è mai arrivata la segnalazione del rischio». Erasmo D’Angelis, coordinatore della Struttura di missione di Palazzo Chigi, #italiasicura contro il dissesto idrogeologico, va giù duro sulla vicenda del cedimento del pilone della autostrada siciliana A19. «Quella frana è la prova non solo della mancanza di monitoraggi, cure e manutenzioni ordinarie del nostro territorio più fragile nelle Regioni più a rischio, ma anche di sciatteria, disorganizzazione, disattenzioni, abusi, scarsissimo interesse anche nel dibattito pubblico al gravissimo problema del dissesto idrogeologico». «C’è solo da vergognarsisostiene D’Angelisper il mancato utilizzo di fondi per mettere in sicurezza frane e città. Altro che tesoretto, noi siamo arrivati a scovare il doppio anzi il triplo della cifra scoprendo e recuperando risorse inviate dallo Stato e non spese, soprattutto al Sud, per contrastare il dissesto e costruire depuratori: sono oltre 5 miliardi negli ultimi 15 anni, che facciamo spendere solo oggi. Questa è l’Italia da cancellare». Crocetta, dal canto suo, invita a finirla «con gli scaricabarile». «Bisogna essere chiari, l’Anas non è un ente regionale. Più volte abbiamo incontrato l’Anas e non ha mai comunicato che tra le opere da monitorare c’era anche il ponte dell’autostrada Palermo-Catania. «Sciatteria? Tutti bravi sono a parlareaggiunge Crocettanon facciamo il gioco delle tre carte. Se dieci anni fa è stata fatta una segnalazione ne prendo atto ma io non ero al governo e al mio governo non è stato comunicato nulla. In ogni caso il tema non è questo, bisogna invitare l’Anas ad agire per risolvere il problema intanto proponendo subito percorsi alternativi, senza perdere tempo in polemiche inutili». La Cisl Sicilia chiede un commissario straordinario. Per l’agricoltura la chiusura della A19 rappresenta «l’ennesima catastrofe», fa sapere Coldiretti. “L’aumento dei costi di trasporto, e gli inevitabili ritardi, mettono a rischio i mercati di sbocco soprattutto per i prodotti deperibili come frutta e verdura. Serve lo stato d’emergenza». Il siciliano Gian Vito Graziano, presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi rileva che «la frana, peraltro di grandissima estensione, era conosciuta e la situazione doveva dunque essere monitorata. Ma in Italia si monitorano le parti strutturali dei viadotti e delle gallerie, i cavi delle funivie, le sezioni impiantistiche, ma non si controllano mai le interazioni tra le opere e i terreni. Questo perché continua ad imperare una visione anacronistica di un territorio statico, laddove è invece scientificamente dimostrato che esso è dinamico, si evolve e reagisce all’inserimento di un’opera. Se il pilone del viadotto è collassato, è evidente che le condizioni dei terreni al contorno si sono progressivamente modificate, sino a superare la soglia di resistenza della struttura. E’ ora che i massimi organi tecnici dello Stato comprendano che è necessario, anzi urgente, prevedere l’obbligo di un monitoraggio geologico periodico».
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