Venerdì 22 Novembre 2024

In concorso Sorrentino,
Moretti e Garrone

Il racconto dei racconti di Matteo Garrone, Mia madre di Nanni Moretti e Youth - La giovinezza di Paolo Sorrentino sono i tre film italiani in concorso al Festival di Cannes (13-24 maggio).

Sono stati annunciati oggi a Parigi dal delegato generale Thierry Fremaux.

''Siamo felici e orgogliosi di rappresentare l'Italia in concorso al prossimo Festival di Cannes. Siamo consapevoli che è una grande occasione per noi e per tutto il cinema italiano''. Questa le prime righe della originale dichiarazione congiunta fatta da Matteo Garrone, Nanni Moretti, Paolo Sorrentino in concorso a Cannes.

"I nostri film, ognuno a suo modo, cercano di avere uno sguardo personale sulla realtà e sul cinema; ci auguriamo che la nostra presenza a Cannes possa essere uno stimolo per tanti altri registi italiani che cercano strade meno ovvie e convenzionali'', così si conclude la dichiarazione congiunta.

"No, Paolo Sorrentino e Matteo Garrone non hanno girato i loro film in inglese per piacere al mercato anglosassone". Lo ha detto Thierry Fremaux rispondendo a una domanda sull'argomento alla cerimonia di presentazione del Festival di Cannes. "L'inglese - ha continuato - è l'esperanto, ormai è un linguaggio mondiale, non è legato per forza a un solo Paese. E poi sono film in inglese con attori inglesi e logica drammatica legata a personaggi internazionali come nel film di Paolo Sorrentino". "Sorrentino e Garrone non fanno questo per piacere al mercato anglosassone", ha insistito ricordando opere come Gomorra e La Grande Bellezza. "La coerenza è nel progetto artistico", gli ha fatto eco il presidente del Festival, Pierre Lescure.

Anche cineasta italiano e americano Roberto Minervini, con il film Other Side, è stato selezionato per Cannes nella sezione Un certain regard. 

Basta selfie sul tappeto rosso. "Non vogliamo vietarli perché non siamo la polizia, ma ci permettiamo di lanciare una piccola campagna per diminuirli", ha detto presentando il festival di Cannes a Parigi Thierry Fremaux definendo la pratica dei selfie "ridicola e grottesca". (ANSA) 

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