È bene esserne consapevoli: il Governo ha deciso di trasformare Calabria e Sicilia in un unico, gigantesco centro d’accoglienza. Le “prove” di questa folle strategia sono evidenti. A cominciare dalle troppo blande regole d’ingaggio a tutela dei confini marittimi: Marina, Guardia costiera e Finanza sono state relegate al ruolo di tassisti del mare con il solo compito di trasferire nei nostri porti, a ogni “chiamata”, le migliaia di persone che prendono il largo dalle coste africane. Crescono così, a vista d’occhio, i fatturati milionari dei mercanti di carne umana, i drammatici naufragi e i problemi degli italiani, in modo particolare dei calabresi e dei siciliani. Ma le unità navali nel Canale di Sicilia non avrebbero dovuto impedire le partenze, magari con un blocco navale a ridosso delle acque libiche, e garantire la sicurezza nazionale? Questo buonismo, foriero di guai futuri, non può essere giustificato in alcun modo. I profughi di guerra che alimentano questo fiume in piena, infatti, sono una piccola parte e, tra l’altro, sarebbe meno rischioso tutelarli (è un dovere morale per tutto l’Occidente) in strutture adeguate nei Paesi che confinano con Iraq, Siria e Libia. La gran parte sono “migranti” (negli altri Paesi, senza ipocrisie lessicali, si chiamano clandestini) che puntano sull’Italia per entrare in Europa. Consapevoli, più di chi ci governa, che in nessun Paese al mondo c’è libertà d’ingresso, neppure per motivi umanitari: ci sono leggi che regolano ogni fattispecie di visto e vengono fatte rispettare. Il cittadino viene prima di tutto, la sua sicurezza è prioritaria. Calabresi e siciliani, visto come stanno andando le cose, potrebbero pensare male: ci sono forse interessi economici... casalinghi, ad esempio società di servizi vicine alla politica o immobiliari che devono impegnare patrimoni poco remunerativi, che giustificano questo viavai con conseguente, sistematica occupazione del territorio? In Italia le “cricche” di turno, non è un mistero, prosperano sulle emergenze: rendono miliardi. Ci sarebbe poi da chiedersi perché l’Ue, la Nato, l’Onu, bravi maestrini capaci solo di dare ordini, non abbiano voglia di “sporcarsi le mani” in Africa per mettere fine alle scorribande dei signori della guerra e dei tagliatori di teste che stanno togliendo la speranza a milioni di esseri umani.