Sembrava il set di un film: cavalletti e telecamere puntate contro il nostro peschereccio, come se tutto fosse già predisposto. Penso che qualche rete televisiva, non m'interessa sapere quale, abbia ottenuto dai militari libici di organizzare il sequestro per fare uno scoop". E' l'opinione che si è fatto il comandante dell'Airone, Alberto Figuccia, su quanto accaduto venerdì scorso a una trentina di miglia dalle coste libiche.
Sentiti da investigatori e inquirenti subito dopo il loro arrivo nel porto di Mazara del Vallo, avvenuto quindici minuti dopo la mezzanotte, i sette marinai (quattro tunisini e tre italiani) del peschereccio Airone, sfuggito a un tentativo di sequestro a una trentina di miglia dalle coste libiche la mattina di venerdì scorso, sono stati ascoltati fin quasi alle 4 di stamane nei locali della Guardia costiera. "Rifarei tutto quello che ho fatto per portare in salvo il mio equipaggio - ha detto il comandante del peschereccio, Angelo Figuccia, 44 anni - In quell'area si corrono sempre rischi". L'inchiesta aperta dalla procura di Marsala dovrà accertare quanto accaduto la mattina di venerdì scorso, quando intorno alle 7 il peschereccio italiano è stato fermato a una trentina di miglia dalle coste libiche da militari di Misurata. Dalle riprese di una troupe di Sky, che si trovava sulla motovedetta libica per un servizio sull'immigrazione, si vedono le immagini dell'abbordaggio. "Dovete tirare le reti - dice in italiano un militare libico -. Vogliamo i vostri documenti, se possibile". I documenti vengono calati dentro una busta di plastica e visionati a bordo. "Dobbiamo andare verso Misurata", dice ancora il comandante libico. Figuccia risponde: "Non si può lasciar perdere? Siamo qui per un pezzo di pane". "Non si può. Uno dei nostri deve venire con voi". Si vede un militare del rimorchiatore di Misurata saltare sul peschereccio.
L'indagine della procura di Mazara è coordinata dal pm Antonella Trainiti, che oltre ad avere sentito i membri dell'equipaggio ha visionato le immagini di Sky. Sembra confermato, intanto, che l'allarme alla Marina Militare Italiana è stato dato dagli altri due pescherecci che si trovavano nell'area dove era avvenuto l'abbordaggio dell'Airone, a circa 27 miglia dalle coste libiche.
L'imbarcazione è stata accolta al rientro in porto da un nutrito gruppo di mazaresi, presenti anche le mogli del comandante Giuseppe Figuccia del capo tecnico Mario Salvato, che in un primo momento erano rimaste fuori dai cancelli presidiati dalle forze dell'ordine. Fuori dai cancelli anche il vescovo di Mazara del Vallo, Domenico Mogavero, mentre al sindaco Nicola Cristaldi è stato consentito di entrare insieme ai familiari. Poco prima il sindaco aveva lamentato le condizioni del porto "rimasto al buio perchè la Regione siciliana non ha i soldi per l'impianto di illuminazione e non consente al Comune di realizzarlo perchè non è di propria competenza". Qualche voce di protesta sulle condizioni del porto di Mazara del Vallo, prima marineria d'Italia, si è sollevata anche tra le persone in attesa dietro i cancelli. (ANSA)