Sopravvivere alla strage di Charlie Hebdo, continuare la battaglia per la laicità, vivere sotto scorta e poi ritrovarsi minacciata di licenziamento: capita a Zineb El Rhazoui, redattrice franco-marocchina del settimanale francese, devastato nelle ultime settimane da lotte intestine per l'eredità di Charb, disegnatore, direttore e ispiratore. La giornalista, che mentre i suoi colleghi venivano massacrati il 7 gennaio si trovava in vacanza in Marocco, è tornata ed è finita sotto scorta della polizia per le sue prese di posizione militanti contro l'integralismo. Lei e il marito sono stati minacciati di morte dai jihadisti, l'uomo è stato anche costretto a lasciare il lavoro dopo che i suoi persecutori ne hanno svelato l'indirizzo in Marocco. A inizio settimana Zineb è stata convocata dalla direzione per un colloquio "in vista di licenziamento" per "colpa grave". In giornata la direzione ha corretto il tiro: vorrebbero soltanto "richiamarla ai suoi doveri di base nei confronti del datore di lavoro, dopo una serie di 'incidenti'". Sociologa, coautrice della sceneggiatura dell'album "La vita di Maometto", con disegni di Charb, la El Rhazoui vive sotto scorta e i poliziotti restano sotto la sua casa quando lei rientra: "sono sconvolta - ha detto in un'intervista a Le Monde - e anche scandalizzata. Una direzione che ha goduto di tanti appoggi dopo gli attentati di gennaio non aiuta una sua dipendente che si trova sotto pressione, come tutta la 'squadra', ed è oggetto di minacce". "Mio marito - continua la redattrice - ha perso il lavoro quando i jihadisti hanno diffuso l'indirizzo professionale ed ha dovuto lasciare il Marocco, io sono minacciata, vivo in camere di amici, o in albergo. E adesso la direzione minaccia di cacciarmi...sono bravi, a 'Charlie'!". Dietro l'ennesima diatriba interna alla redazione, sembra esserci una serie di appuntamenti mancati o incomprensioni dovuti alle difficoltà che la donna avrebbe avuto nel lavorare normalmente dopo gennaio: "non si può rimproverare alle persone di non star bene e di non comportarsi da operai modello, viviamo in condizioni caotiche. E' impossibile fare reportage sotto scorta della polizia". Sullo sfondo, veleni e faide attraversano la redazione decapitata dai terroristi. Sui 20 redattori di Charlie, 15 - e fra questi anche Zineb El Rhazoui - hanno chiesto il mese scorso una nuova guida della testata e uno statuto di 'azionisti dipendenti', rifiutando l'avvento alla guida della testata di "un pugno di individui". Con Zineb, ci sono nomi come il disegnatore Luz, il medico Patrick Pelloux, e il giornalista Laurent Leger, tutti schierati in favore del passaggio verso un controllo collegiale. Il giornale ha raccolto circa 30 milioni di euro di doni dopo gli attentati. Charlie Hebdo è attualmente proprietà al 40% della famiglia del direttore ucciso, Charb, al 40% del disegnatore Riss, il nuovo direttore che rimase ferito alla spalla, e al 20% del direttore finanziario Eric Portheault. (ANSA).