di Paolo Cuomo
Ivan Ljubicic, ex numero 3 del mondo, ora allenatore di Milos Raonic e brillante commentatore di Sky, quando parla di Stan Wawrinka si illumina. Presentando il debutto dello svizzero in questi Internazionali d’Italia, il simpatico croato, senza troppi giri di parole, ha sentenziato: «Quando scende in campo Wawrinka è sempre tutto nelle sue mani, perché se riesce a giocare bene è il più forte di tutti. O quasi...». Frase fragorosa, se pensiamo all’imbattibile Djokovic, agli eterni miti Federer e Nadal, all’incredibile crescita di Murray. Può sembrare un’esagerazione, invece è la verità.
Stan Wawrinka, trentenne di Losanna, se fosse stato sorretto dalla continuità di rendimento avrebbe potuto avere una carriera strepitosa. Invece è esploso tardi e ha conquistato un solo Slam – gli Open d’Australia del 2014 – che l’ha issato sino alla migliore posizione, la numero 3, mantenuta per tutto l’anno scorso, nel quale ha vinto anche Montecarlo e Coppa Davis, trascinando la Svizzera e l’amico e compagno Federer al primo trionfo della storia rossocrociata.
Anche in questa stagione è partito bene, ma poi si è infilato in un tunnel, con eliminazioni premature a Indian Wells, Miami e soprattutto Montecarlo. Subito dopo, ha deciso di rendere pubblica la sua separazione dalla moglie Ilham, una dolorosa vicenda che è tra le cause del periodo negativo. Il rientro è avvenuto nel Master 1000 di Madrid, quando ha sprecato l’opportunità di battere Dimitrov e adesso eccolo a Roma, dove ha sconfitto Monaco e ieri il giovane Thiem per 7-6, 6-4 qualificandosi per i quarti dove stasera affronterà Nadal.
– Dopo l'eccezionale 2014, l’avvio del nuovo anno è stato ottimo con la vittoria a Chennai, la semifinale persa solo al quinto set contro Djokovic in Australia e il trionfo nel 500 di Rotterdam battendo in finale Berdych. Poi si è spenta un po’ la luce, che è pronta a riaccendersi.
«È vero, ho avuto un positivo inizio di stagione, giocando molto bene i tre tornei. Purtroppo non sono stato in grado di proseguire su quei livelli durante le ultime settimane. Sono però fiducioso perché abbiamo cambiato superficie e sto lavorando con il mio allenatore Magnus Norman per fare bene sulla terra rossa. Alla fine la dura preparazione dovrebbe dare i suoi frutti. Avevo già giocato una buona partita contro Dimitrov a Madrid e questo mi fa essere ottimista adesso, che sono riuscito a raggiungere i quarti a Roma, e anche in attesa dei prossimi appuntamenti».
– Dopo essere salito sino al numero 3, oggi lei è il nove del mondo: a 30 anni l'obiettivo è provare a far parte di nuovo dei fab four con Djokovic, Federer e Nadal?
«No, il mio obiettivo non è di far parte dei fab four. Lo so che sono atleti incredibili e che devo dare il meglio per avere una possibilità contro di loro, ma il vero traguardo da raggiungere è giocare bene settimana dopo settimana, sperando di vincere più titoli e concentrando tutta l’attenzione sul mio tennis».
– Sul braccio si è fatto tatuare una frase di Samuel Beckett: “Ever tried. Ever failed. No matter. Try again. Fail again. Fail better”, resa nella traduzione italiana in “Ho provato, ho fallito. Non importa, riproverò. Fallirò meglio”. In questo momento quanto valore ha per lei?
«È una frase molto vera: devi lavorare giorno dopo giorno e non importa quello che fai e chi sei. A volte la vita è più difficile di quello che speri. Come dice Beckett, devi provare di nuovo e continuare a rimanere in piedi, day after day».
– L'amicizia con Federer e il desiderio di emularlo hanno caratterizzato la sua carriera. La vittoria della Svizzera in Coppa Davis ha reso questo rapporto ancora più magico.
«Siamo sempre stati in buoni rapporti ed è bello avere un vero amico nel circuito. Roger era già molto bravo quando, da giovane, io ho cominciato a ottenere i primi risultati e mi ha sempre dato preziosi consigli quando ne ho avuto bisogno. Vincere la Coppa Davis con lui e il team ha significato tantissimo per me. E anche Severin Luthi (il capitano della Svizzera, ndc) è uno dei miei più cari amici e mi ha aiutato molto in questi anni, svolgendo per la squadra un ottimo lavoro».
– Bisnonni polacchi, nonni nati in Cecoslovacchia, papà tedesco, mamma svizzera e lei di Losanna: si sente un cittadino del mondo?
«Anche se c’è qualche influenza straniera nella mia famiglia, mi sento svizzero e sono contento di esserlo. Sono nato e cresciuto a Losanna e mi è sempre piaciuto vivere nel mio Paese. Ma sono anche una persona a cui piace scoprire altre nazioni e culture e sono sempre molto interessato a visitare posti nuovi ed a conoscere le usanze locali».
– La sua accelerazione di rovescio è il colpo più incredibile e spettacolare del tennis di oggi: è questa la base da cui ripartire per tornare grandi?
«Spero che tu abbia ragione! È vero che posso fare molti danni con il mio rovescio, probabilmente la mia arma migliore».
– Qual è il suo rapporto con l'Italia? Che città conosce bene? Ha amici nel nostro Paese, anche tra i giocatori?
«L’Italia mi è sempre piaciuta. Amo la cucina, la lingua, la gente, la cultura, mi piace ascoltare Eros Ramazzotti e i giocatori azzurri sono cordiali. Roma è la città che conosco meglio perché ci ho giocato tante volte. L’atmosfera è fantastica, lo stadio è bello e ricco di storia. Sì, sono proprio contento di essere qui».
E il campione dall’infinita serie di soprannomi (“Stan the Man”, “WOWrinka” o ancora “Stanimal” come lo chiama Federer per la forza che imprime ai colpi) che nel 2008 si rivelò proprio a Roma, centrando la finale, è sulla strada della lenta rinascita. La fiducia è in crescita e la sfida odierna a Nadal forse è proprio quello che ci voleva per tornare a incantare.
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La scheda
Stan Wawrinka 30 anni, nato a Losanna, oggi è il numero 9 del mondo. Il 2014 è stato il migliore della sua carriera, con il trionfo in uno Slam – gli Open d’Australia piegando prima Djokovic e poi Nadal in finale – e i successi sulla terra di Montecarlo e con la Svizzera in Coppa Davis. È stato anche semifinalista al Masters. In totale ha vinto nove tornei, raggiungendo anche le finali a Madrid e Roma. Sempre lo scorso anno è salito sino al numero 3 Atp. Nel 2015 si è aggiudicato il 500 di Rotterdam battendo Berdych.
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