Resta in carcere il ventottenne Alessandro Crisafulli, accusato dell’omicidio del fratello Roberto, di 32 anni, ucciso con una fucilata all’addome all’alba di venerdì scorso, al culmine di una nottata infernale vissuta dalla famiglia Crisafulli nella casa di via Statale Oreto al civico 118 di Barcellona. Anche ieri, nell’udienza di convalida che si è tenuta nel carcere di Messina, Alessandro Crisafulli ha continuato a professarsi innocente e non ha indugiato ad incolpare dell’atroce delitto il padre Cosimo, di 65 anni, che a sua volta già venerdì sera si era autoaccusato senza essere creduto dagli inquirenti. Al termine dell’udienza di ieri, il gip di Barcellona, Danilo Maffa, ha di fatto accolto la richiesta di custodia cautelare in carcere che era stata avanzata dal procuratore Francesco Massara. Il giudice Maffa non ha però convalidato il fermo di polizia giudiziaria disposto 24 ore dopo il delitto dal sostituto procuratore Fabio Sozio. Per il gip sarebbe mancato il presupposto del “pericolo di fuga” dell’indagato. Di fatto l’arresto è stato comunque tramutato in ordinanza di custodia cautelare in carcere. Il difensore dell’indagato, avv. Tommaso Calderone, che aveva chiesto l’immediata liberazione del suo assistito, ha annunciato il ricorso al Tribunale del riesame. L'avv. Calderone ha affermato che «Alessandro Crisafulli è innocente» e che a suo carico «Non sussiste alcun indizio. Sono certo–ha aggiunto il legale – che se il mio cliente dovesse subire un processo sarà assolto».