Panfilo Albertini è stato il primo, nel 2011, a capire che i campionati italiani erano, in gran parte, nelle mani degli scommettitori. Il primo ad avere le prove su quel portiere della Cremonese, Marco Paoloni, che distribuiva papere e scommesse sicure in giro per l'italia. Lo racconta lui stesso in un'intervista a Repubblica in cui spiega: "Palazzi delegò due vice procuratori che però per una decina di giorni non fecero praticamente nulla. Mi dissero che per impegni di uno di loro, non erano riusciti ad ascoltare Erodiani". "Dieci giorni dopo - prosegue - il caso esplose perché i pm di Cremona ordinarono una raffica di arresti. Il risultato è che mi hanno messo sott'accusa per aver indagato senza autorizzazione. E sono stato destituito. Io sono a casa, il che alla mia età ci può anche stare. Ma che quei giocatori sui quali indagavamo, che per la procura vendevano partite sono ancora lì: Gillet, Masiello. Mi sembrano messaggi molto chiari. L'unico a essere stato allontanato definitivamente sono stato io, come se fossi stato io a far crollare il castello della credibilità del sistema sportivo. Insomma, il problema del calcio in Italia sono stato io che ho investigato per due settimane da solo e poi denunciato". Sullo scandalo di Catanzaro , l'ex 007 spiega: "Casi come quello si verificano perché le condanne sono state troppo blande. Anzi, in alcuni casi,non ci sono proprio state. Se non punisci, è chiaro che poi tutto si ripresenta uguale e identico. E questo vale ancora di più nelle serie minori, dove i calciatori sono più facilmente aggredibili da certa gente, dove guadagnano poco, quando riescono a prendere lo stipendio". (ANSA) |
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