Il Tar del Lazio ha annullato la nomina di Francesco Lo Voi a capo della Procura di Palermo: la decisione dei giudici romani giunge a due mesi dall'udienza in cui sono stati discussi i ricorsi del procuratore di Caltanissetta Sergio Lari e di quello di Messina Guido Lo Forte che si sono rivolti al tribunale amministrativo contestando la scelta dell'organo di autogoverno della magistratura e ritenendo di avere più titoli del collega per guidare l'ufficio inquirente del capoluogo siciliano. La sentenza del Tar in teoria sarebbe esecutiva, ma può essere sospesa dal Consiglio di Stato a richiesta della parte soccombente. Se fosse accolta l'istanza di sospensiva, Lo Voi resterebbe al suo posto in attesa che sulla questione si pronunci il Consiglio di Stato che potrebbe confermare o annullare il pronunciamento del Tribunale amministrativo. In caso di conferma la parola passerebbe al Csm che dovrebbe rivalutare la posizione dei tre candidati anche alla luce dei principi indicati dai giudici amministrativi. Il Tar, nelle due sentenze che accolgono i ricorsi di Lari e Lo Forte, sostiene che il Csm aveva "un onere speciale di motivazione rafforzata, secondo logica e razionalità" nella nomina di Procuratore, che deve muovere "proprio dal presupposto logico che il pregresso svolgimento delle funzioni direttive (o semidirettive) costituisca un dato in sé particolarmente significativo, ai fini del giudizio attitudinale, che può essere superato solo al concorrere di particolari ulteriori elementi di carriera di tale rilevanza e significatività da giustificare, su un piano di ragionevolezza, un diverso giudizio di prevalenza" di una nomina rispetto a un'altra. Per i giudici amministrativi la delibera del Csm non supera il vaglio di legittimità, essendo stato motivato il giudizio di prevalenza di Lo Voi rispetto agli altri concorrenti in maniera non coerente rispetto agli indici di valutazione del parametro attitudinale previsti. "Non si tratta di effettuare un confronto astratto fra i diversi profili - scrivono i giudici - quanto di verificare se l'apprezzamento concretamente operato dal Csm possa considerarsi espressione dell'applicazione corretta dei criteri". E sarebbe emersa "la sostanziale sottovalutazione della rilevanza riferibile al pregresso svolgimento di funzioni direttive e semidirettive" dei due ricorrenti. Cosa, questa, che "rende viziato il giudizio di prevalenza effettuato dal Consiglio, perché difforme rispetto ad una corretta applicazione degli indici normativi e contrario a comuni canoni di logica e ragionevolezza", non dando adeguatamente conto "della valenza che invece, alla stregua dei criteri e dei canoni di logicità e ragionevolezza, avrebbe dovuto essere attribuita alle pregresse esperienze direttive e semidirettive ed alle funzioni specialistiche ai fini del giudizio attitudinale di tipo prognostico". "Devo ancora leggere le motivazioni della sentenza, non me la sento di fare commenti", ha detto Lari che, intanto, oggi, è stato proposto all'unanimità dalla commissione incarichi direttivi del Csm come procuratore generale di Caltanissetta. La stessa commissione ha "bocciato" la domanda di Lo Forte che aspirava alla procura generale di Milano, preferendogli l'ex capo dei pm di Bologna Roberto Alfonso.
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