"Hope" che diventa "Rope", un macabro gioco di parole, da "speranza" a "fune". Barack Obama col cappio attorno alla testa, il collo spezzato come in un linciaggio. L'immagine è quella del celebre poster elettorale del 2008, deformato dall'odio di razza. "Impicchiamo ancora per tradimento?" ha scritto sul nuovo account Twitter di Barack Obama l'utente @jeffgully49 di Minneapolis. Il commento indirizzato a @POTUS è un esempio tra mille nello tsunami di insulti a sfondo razziale che hanno salutato l'ingresso "personale' del capo della Casa Bianca con gli "hashtag" #arrestobama e #treason we need ROPE FOR CHANGE. @POTUS (l'acronimo è per President of the United States) ha debuttato su Twitter lo scorso lunedì. Obiettivo dell'iniziativa, ha spiegato quel giorno un collaboratore della Casa Bianca, è di offrire al presidente un nuovo modo di dialogare direttamente con il popolo americano. Sono bastati pero' pochi minuti online per far emergere l'odio di razza di chi non ha mai accettato la svolta politico-culturale di un'America che nel 2008 ha eletto il primo presidente nero negli oltre due secoli della sua storia. Non è la prima volta, da quando si è insediato alla Casa Bianca nel gennaio 2009, che Obama è stato bersaglio di attacchi razzisti su Internet. Quello stesso anno, quando il New York post pubblicò una vignetta in cui a Obama venivano dati tratti di scimmia, l'editore Rupert Murdoch fu costretto alle scuse. La differenza con Twitter è che stavolta epiteti e insulti all'insegna dell'odio di razza sono finiti sotto gli occhi dei milioni (ad oggi 2,3) di seguaci del nuovo account del presidente. C'e' chi ha mandato a dire a Obama di "andare a morire ammazzato", chi gli ha dato della "scimmia nera"; "torna nella tua gabbia scimmia", ha scritto un altro utente. Josh Earnest, il portavoce della Casa Bianca, ha osservato che il linguaggio usato verso il presidente è "sfortunatamente troppo comune" su Internet e che i collaboratori dell'Oval Office non perderanno troppo tempo a cercare di bloccare questo tipo di commenti dall'account del loro capo. "Sono messaggi offensivi e disgustosi", ha detto Earnest e tuttavia sono anche il frutto del fatto che l'America e' una società aperta. Siamo soddisfatti del risultato ottenuto nei primissimi giorni", ha detto Earnest notando che il grosso delle reazioni e' stata positiva. "I love you, @POTUS," ha scritto ad esempio @camerondallas, che ha quasi cinque milioni di seguaci, in un commento "favorito" 15 mila volte. Quanto a Jeff Gullickson, l'autore del messaggio che voleva Obama linciato, ha successivamente raccontato che la sua risposta su @Potus gli ha fatto guadagnare una visita del Secret Service.