Inseguiva il sogno di diventare una cantante e le hanno sparato un colpo in testa che l'ha lasciata tra la vita e la morte per 12 giorni. Ma Mutlu Kaya, la 19enne colpita con la sola colpa di aver partecipato ad un talent show a braccia nude, ce la farà: oggi si è svegliata dal coma, ha risposto alle domande della sorella sbattendo le palpebre, ha pianto. E appena si riprenderà completamente saprà che ad essere arrestato per quei colpi che le hanno fatto rischiare la vita è stato il suo ex, Veysi Ercan. Tutto è cominciato il 17 maggio scorso quando qualcuno è penetrato nella stanza di Mutlu a Diyarbakir, in Turchia, ed ha aperto il fuoco. Un atto punitivo per la decisione della ragazza di partecipare al talent show musicale 'Sesi ok guzel' (La voce e' molto bella), trasmesso dalla Fox, nonostante l'obiezione di alcune persone a lei vicine. Tra queste c'era l'ex fidanzato. Intorno a lui il cerchio si è stretto in poche ore. Scavando sul possibile movente, gli inquirenti hanno trovato la denuncia che la stessa ragazza aveva sporto nei suoi confronti per minacce pochi mesi fa. "Ero contrario alla sua partecipazione alla gara ma non le ho sparato. Io l'amo", si era difeso l'uomo. Mutlu, lunghi capelli neri e brillanti occhi azzurri, durante le preselezioni aveva rapito con la sua voce la nota cantante turca Sibel Can, membro della giuria del talent, che era volata fino a Diyarbakir per raggiungerla alla mensa dove lavorava e convincere la famiglia a farla esibire. Dopo che a metà aprile è andata in onda sono arrivate però altre minacce, che lei stessa avrebbe riferito ai responsabili dello show: "Quando hanno sentito che avrei partecipato, mi hanno detto che mi avrebbero uccisa. Ho paura". Le violenze sulle donne rappresentano una vera e propria piaga in Turchia: 91 sono state uccise solo dall'inizio di quest'anno. A contarle la piattaforma "Fermeremo gli omicidi delle donne", nata nel 2010 dopo che il ministero della Giustizia ruppe il silenzio delle statistiche indicando un aumento dei femminicidi del 1.400% in sette anni. Ma le violenze continuano ad aumentare: nel 2013 sono morte in 237, l'anno scorso 294. Nella metà dei casi, il movente è la ribellione alla sottomissione pretesa dagli uomini. Un fenomeno che la Turchia non riesce a frenare nonostante le leggi e nonostante la Convenzione del Consiglio d'Europa contro la violenza di genere, firmata quattro anni fa proprio a Istanbul.
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