I computer del futuro, basati sulla fisica quantistica, sono un passo più vicini ad essere realizzati: questo, grazie a uno studio appena pubblicato da ricercatori italiani sugli Scientific Reports di Nature "che ha contraddetto e sfatato un principio ben noto nella teoria dell'informazione quantistica" e che riguarda un fenomeno chiamato 'entanglement'. L'entanglement non ha analoghi nella fisica classica ed è ben lontano dall'esperienza di tutti i giorni. In parole semplici, consiste in una sorta di strettissima correlazione tra due particelle che, anche se fisicamente distanti tra loro, hanno caratteristiche sovrapponibili: misurando un certo valore per una particella, istantaneamente viene influenzato lo stesso valore per l'altra particella, in modo che il risultato globale (la loro sovrapposizione) rimanga identico.
Questo fenomeno è alla base di tecnologie del futuro come la crittografia quantistica, ma vuole essere sfruttato anche per fare sempre più calcoli 'in parallelo' nei computer basati sui quanti. Lo studio, che ha coinvolto fisici delle Università di Catania, di Palermo e dell'Insubria, ha in particolare sfatato il principio secondo cui "l'entanglement non può essere generato o ricreato tramite operazioni locali e comunicazione classica". In pratica, per realizzare un computer quantistico serve un hardware formato da parti microscopiche, i 'quantum bit', che però vedono deteriorarsi il loro 'entanglement' a causa del disturbo causato dall'ambiente circostante.
Quello che lo studio ha dimostrato, spiegano i ricercatori, "è come, sotto opportune condizioni, appropriate operazioni locali applicate su uno dei quantum bit del sistema permettano di ripristinare completamente, e a richiesta, l'entanglement iniziale. E nonostante questa scoperta sia lontana dall'essere commercializzata, e rimanga incerto quando potremo avere un computer quantistico sulla scrivania del nostro ufficio, essa lascia intravedere nuove e promettenti possibilità di sviluppo per le tecnologie quantistiche".