Lunedì 23 Dicembre 2024

Notte tranquilla
170 sulla scogliera

Sono 170, secondo le stime della Croce Rossa Italiana, i migranti che si trovano da una settimana sulla scogliera a Ponte S.Ludovico, pochi passi dal confine italo-francese. La notte è passata tranquilla. Intanto, la maggior parte dei migranti che si trovavano alla stazione ha accettato di trasferirsi nei locali messi a disposizione da Rfi. 

- Alcuni gruppi di migranti che da una settimana occupano per protesta contro le politiche europee sull'immigrazione la scogliera di Ponte San Ludovico, a un passo dalla linea di confine italo-francese, hanno chiesto alla Croce Rossa Italiana e Francese di poter avere delle carte geografiche. "Hanno chiesto le carte - ha spiegato una volontaria della Croix Rouge - perché molti di loro sono stati portati da un paese all'altro e non sanno dove si trovano né dove si trova il paese in cui vogliono recarsi. Stiamo facendo un appello tramite i social per ottenere cartine e libri scolastici di geografia".

La città di Ventimiglia si sta preparando per la manifestazione dei centri sociali, che si terrà oggi alle 14 alla stazione. In mattinata, briefing in questura a Ventimiglia per gli ultimi particolari tecnici ma, secondo quanto appreso, la manifestazione non dovrebbe spostarsi dal centro cittadino. Intanto, alla frontiera di Ponte S.Ludovico, per parte francese, si sta in queste ore rafforzando la presenza della Police Nationale, della Gendarmerie e della Compagnie Republicaine de Securitè, ovvero il reparto antisommossa della polizia francese.

Ora alla frontiera tra Italia e Francia è come se si stesse giocando una partita a ping-pong con i profughi come palline. La Francia sta continuando la politica delle riammissioni: trova migranti irregolari sul suo territorio e li manda in Italia perché da lì sono arrivati, dicono le autorità transalpine. La polizia di frontiera italiana controlla i documenti dei migranti 'inviati' in Italia e se non fanno parte di quelli che veramente dall'Italia sono transitati li fa tornare oltre frontiera, a Mentone. Oggi questa situazione è stata vissuta complessivamente da 90 persone: 55 sono stati respinti dall'Italia. Questo andirivieni ha generato una certa confusione e nel pomeriggio c'è stata la sensazione che la Francia avesse adottato una linea morbida. Sensazione smentita. "La nostra linea non è cambiata", dice all'ANSA un alto responsabile della prefettura delle Alpes-Maritimes. Il "riaccompagnamento" dei migranti irregolari verso l'Italia "continua in modo normale". Insomma, la frontiera francese resta 'chiusa' ai migranti e "aperta nel rispetto delle regole", dice l'ambasciata di Francia a Roma. Un invito ad 'aprirsi' arriva dai vescovi francesi che hanno affidato il loro pensiero all'Osservatore romano. "I migranti - scrivono i vescovi - non sono problemi, ma uomini, donne, bambini: sono esseri umani. Non devono essere considerati in primo luogo come un rischio o un potenziale attentato alla sovranità nazionale. Occorre uscire da una logica del fenomeno migratorio esclusivamente di sicurezza o di polizia". In attesa della fine di questa situazione, si contano i giorni del blocco a Ventimiglia: già una settimana, con un centinaio di irriducibili accampati sugli scogli della frontiera a Ponte san Ludovico, con altre centinaia sistemati alla stazione di Ventimiglia e in altri locali. Oggi per assistere i bambini sono arrivati anche i volontari dell'Unicef, mentre a sostenere gli altri ci hanno pensato anche quelli di Music for peace, partiti da Genova. Intanto la vicesegretaria del Pd Debora Serracchiani invita ogni Regione a fare la sua parte e la presidente della Camera Laura Boldrini sottolinea che la situazione coi migranti che sta vivendo l'Italia "non è di emergenza perché l'emergenza è dove c'è la guerra. L'emergenza c'è nel Mediterraneo dove sono morte 1.200 persone". Tra parole, respingimenti e riammissioni la vita dei profughi a Ventimiglia va avanti tra preghiere, Ramadan, malori, scabbia e un internet point allestito in modo 'volante' dai volontari con un pc portatile per permettere ai migranti di parlare con i familiari.

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