Testimone di giustizia
"Non lasciatemi solo"

 Cinque anni dopo quella sofferta decisione La Rosa scrive una lunga lettera al Prefetto di messina e dice: “Per favore non lasciatemi solo". Lui stesso è stato condannato in primo grado con l’accusa di aver pagato tangenti ma dopo quel processo si è sentito abbandonato dallo Stato, senza alcuna tutela. Addirittura già qualche settimana fa il testimone di giustizia aveva denunciato un grave atto intimidatorio nei suoi confronti. Qualcuno aveva esploso diversi colpi di pistola all’indirizzo della sua auto. L’ultima minaccia che lo ha spinto a scrivere al prefetto chiedendo protezione. 

 “Dall’aprile del 2010, data in cui ho deciso di collaborare,  è iniziato il mio calvario nella quale, ho trascinato tutta la mia famiglia, mia moglie e mio figlio, i quali, con coraggio hanno condiviso la mia scelta  cercando di  nascondermi, le loro ansie e paure. La Rosa ricorda che dall’inizio della sua collaborazione con lo Stato lui e la sua famiglia hanno subito numerose minacce di morte, atti vandalici all’abitazione, scritte minacciose sui muri, lettere contenenti bossoli fino al più grave, quello di qualche giorno fa.   L’ex presidente dell’Aias di Barcellona spiega di non voler  rinnegare la  scelta di denunciare quel mondo marcio ma non ritiene  giusto  essere stato lasciato  in pieno isolamento. Racconta di non aver avuto, dopo le minacce e gli attentati, alcuna solidarietà, sostegno, incoraggiamento e tutela. Nessun segnale che possa scoraggiare gli autori di questi gesti.  “prima di essere un collaboratore di giustizia sono un uomo –scrive La Rosa - e quello che sta accadendo a me ed alla mia famiglia non è umano né giusto. Il testimone di giustizia chiede al prefetto Trotta che si attivi affinché non si verifichino eventi che possano scoraggiare chi intende schierarsi dalla parte della giustizia, colpendolo negli affetti più cari e addirittura isolarlo. Quanto sta accadendo, conclude amaramente La Rosa, non mi lascia ben sperare per il mio futuro.