Omicidio preterintenzionale e condanna a diciotto anni di carcere. È questa la sentenza emessa ieri dalla corte d’assise di Messina a carico di Francesca Picilli, accusata dell’o m icidio del fidanzato ventiseienne santagatese Benedetto Vinci, morto il 14 marzo 2012 per le conseguenze di una coltellata all’a d d ome. Riformata dunque l’i m p utazione mossa dal pubblico ministero, il sostituto procuratore di Patti Francesca Bonazinga che, al termine della sua requisitoria, aveva chiesto ventiquattro anni di reclusione per omicidio volontario e il riconoscimento dell’equivalenza tra circostanze aggravanti e quelle attenuanti generiche. Per la Corte invece Francesca Picilli ha inferto la coltellata all’addome del fidanzato allo scopo di ferirlo ma escludendo la volontà di uccidere. Riconosciuta comunque l’efferatezza della condotta della ragazza, elemento che ha portato alla condanna al massimo della pena prevista per l’omicidio preterintenzionale, ragion per cui sono state escluse, poiché incompatibili, le circostanze aggravanti. Escluse, allo stesso tempo, le attenuanti generiche. Francesca Picilli è stata quindi interdetta in perpetuo dai pubblici uffici e legalmente per tutta la durata della pena, ma, dopo la sentenza di primo grado non andrà comunque in carcere. Per la Corte d’Assise mancano infatti i presupposti per la misura cautelare. Per lei permarrà l’obbligo di firma alla polizia giudiziaria. I giudici hanno quindi condannato la ragazza al pagamento di 110 mila euro di provvisionale per le parti civili, rappresentate dagli avvocati Giuseppe Mancuso e Alessandro Nespola, in attesa della quantificazione in sede civile.