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I sette minuti d’intervista? Abbiamo sognato

 Dopo aver definito... più che fantasiose le ricostruzioni dei magistrati impegnati nell’inchiesta “I treni del gol”, adesso Pietro Lo Monaco – con uno scarno comunicatino di poche righe – vuol far credere al mondo che (pure?) la nostra intervista è una fantasia. Non utilizza la consueta formuletta cui in genere si ricorre quando, dopo essere stati intervistati, si vuol fare marcia indietro, correggere il tiro, ridurre i possibili danni che potrebbero discendere da dichiarazioni avventate; non pronuncia la frase – un classico del genere – “le mie parole sono state distorte”; no, tenta il colpo grosso: preferisce affermare di non aver mai rilasciato le dichiarazioni apparse sulla “Gazzetta del Sud”. Le frasi da noi riportate ieri sarebbero un’invenzione del cronista sportivo: il presidente giallorosso, nel comunicato pubblicato sul sito della società, “precisa” che, «con riferimento a quanto divulgato dalla Gazzetta del Sud, tali dichiarazioni non sono mai state rilasciate. L’Acr Messina tutelerà l’immagine e la reputazione dei propri tesserati in considerazione della reiterata divulgazione da parte degli organi di informazione di notizie false e dichiarazioni mai rilasciate». Pur capendo il momento delicato che sta attraversando Lo Monaco, confermiamo l’assoluta veridicità dell’intervista apparsa nell’edizione di ieri. Il colloquio telefonico è avvenuto dalle 19.15 alle 19.22 di venerdì scorso: sette intensi minuti in cui chi scrive ha parlato con il patron dell’Acr, come sempre negli ultimi tre anni, non di astronomia, non della filosofia post-heideggeriana, ma di calcio. Segnatamente: di calcioscommesse. Il nostro giornale, dopo aver pubblicato le ipotesi di reato delineate dalla magistratura, voleva soltanto offrire al presidente Acr la possibilità di dare la sua versione in merito all’indagine della Procura di Catania in cui è indagato per “frode sportiva”.(ma.cap.)

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