La Cina vara nuove misure nel tentativo di arginare la 'rotta' delle borse di Shanghai e Shenzhen, reduci da un crollo che in tre settimane ha spazzato via 2.800 miliardi di dollari di capitalizzazione e fatto perdere agli indici circa il 30% del loro valore. I 21 principali broker del Paese, riuniti nella Securities Association of China, hanno annunciato la costituzione di un fondo da 120 miliardi di yuan (circa 19,3 miliardi di dollari) per acquistare Etf sulle blue-chip. Il fondo, appoggiato dal governo, inizierà ad operare già lunedì nel tentativo di stabilizzare il mercato. Gli operatori si sono anche impegnati a non vendere azioni in loro possesso fino a quando l'indice di Shanghai, sceso a 3.686 punti, non tornerà a quota 4.500. E anche 25 gestori hanno assicurato che manterranno per almeno un anno i loro fondi azionari. Il governo di Pechino ha poi imposto il congelamento di tutte le nuove quotazioni - ne erano in programma 28 - per non disperdere risorse presenti sul mercato su nuovi titoli. Il più lungo rally borsistico della storia della Cina - con Shanghai e Shenzhen che hanno guadagnato in un anno il 150% e il 190% - sta dunque trasformandosi in una Caporetto che rischia di travolgere gli oltre 90 milioni di cinesi - impiegati, operai e contadini, molti dei quali digiuni di finanza - che si sono buttati sul mercato azionario attirati dalla più capitalistica delle aspirazioni: fare soldi facili con la speculazione borsistica. Una prospettiva peraltro alimentata dalle politiche di sostegno del governo cinese alla corsa del mercato azionario. Solo nell'ultima settimana la Banca centrale cinese ha tagliato per la quarta volta da novembre i tassi, mentre le autorità cinesi hanno ridotto le commissioni di trading e allentato le regole per operare a debito (ci si potrà finanziare dai broker anche dando in garanzia la casa) così da non dover liquidare le posizioni quando il valore delle azioni diventa insufficiente per ripagare i prestiti. Inoltre la Consob cinese (Csrc) ha avviato un'indagine per verificare che il mercato non sia stato manipolato, mettendo nel mirino i ribassisti. E così 19 conti sono stati inibiti dallo short-selling sugli indici per un mese. Per ora questi tentativi non sono riusciti ad arrestare la più violenta emorragia di vendite dal 1992, esplosa dopo che le valutazioni azionarie hanno raggiunto livelli superiori a quelli della 'bolla' del 2007. E tra gli analisti ci sono dubbi sulla capacità del nuovo fondo di incidere su un mercato che scambia ogni giorno un controvalore di 2.000 miliardi di yuan. "Per ora l'atteggiamento si sta orientando verso il panico ed è estremamente difficile calmare un orso rabbioso" è il commento di Bernard Aw, strategist a Ig Asia. Che la situazione stia prendendo una brutta piega lo dimostra anche l'apertura del Financial Times, dedicata oggi non alla Grecia ma alla Cina. Gli investitori globali, riferisce il quotidiano, temono infatti che il crollo di Shanghai e Shenzhen possa destabilizzare l'economia del colosso asiatico, accentuandone la fase di rallentamento.